Haneke, come al solito, non può lasciare indifferenti. Sotto la sua guida implacabile ed accurata, scorrono immagini che "graffiano" lo spettatore. Attori sublimi e fotografia che dilata l'angoscia di un'atmosfera cupa, priva d'amore, dilatata dalla malvagità degli uomini. Ricostruzione perfetta degli ambienti. Molta emozione e sconcerto in chi assiste all'evolversi degli eventi. Davvero un gran bel film, originale e profondo!
Studiato ad hoc, con quel bianco e nero studiato, Hanneke ci mostra un pezzo di Germania del Nord del 1913, all'inizio della prima guerra mondiale.
FIlm molto forte, disturba il veder prevaricare i "maschi" insensibili su povere donne e bambini indifesi.
Il messaggio di rigidità ed il clima pericoloso già fa intendere l'animo tedesco.
Spaventoso. Splendido. Non per tutti.
Raffinatissimo film in bianco e nero di Michael Haneke che continua la sua radiografia sulle origini del male e sui suoi significati. Ambientato in un piccolo villaggio nella Germania dei primi novecento, prima dello scoppio della guerra, dove la vita scorre (apparentemente) tranquilla tra i suoi abitanti, tra questi: il pastore protestante, il ricco barone, il medico, il maestro, le levatrici, i contadini, ma soprattutto i numerosi bambini di questa comunità tutt'altro che bucolica, vittime designate della bestialità dell'uomo e carnefici del domani: inconsapevoli e disturbati. La tranquilla ma austera cittadina nasconde in realtà dietro la sua facciata pacifica: aberrazioni, violenze fisiche e morali, miserie, invidie, gelosie, repressioni e vendette, in un gioco della parti, sempre più lento ed inquietante in cui cui tutti sono coivolti. Ad Haneke non interessa, costruire un giallo, alla ricerca del colpevole, la cui fine dovrà rivelare tutti i retroscena, ragiona piuttosto sulle conseguenze della natuta (corrotta) dell'uomo e sulla perdita dell'innocenza, su cui incombe la responsabilità del singolo individuo adulto nei confronti del bambino, e di come la religione intesa come strumento punitivo e repressivo possa creare turbamenti e complessi tutt'altro che banali. Parabola sulla formazione della mentalità nazista figlia della prevaricazione e del potere autoritario e della punizione nei confronti dei più deboli e dei "diversi" come sfogo, ribellione e testimonianza della propria individualità. Il film denso di significati sottesi e carico di orrore e claustrofobia, ricorda le opere del grande Bergman, e si ritaglia un posto d'onore negli scaffali dei capolavori della storia del cinema.
Pagine di poesia in bianco e nero sui grandi temi dell'esistenza, sull'interiorità dell'uomo spogliato di ogni maschera.Un invito allo spettatore,ad andare al di là delle letture superficiali della realtà e a soffermarsi piuttosto sui suoi significati profondi e sulle motivazioni che la sottendono. Una salutare ventata d'ossigeno contro la sterile e puerile civiltà dei telefonini e dell'apparire.La trama,a sfondo giallo,del film finisce col perdere di significato rispetto alla potenza dell'immagine e delle parole che piombano, come macigni,nella profondità dell'animo evidenziando,in modo inequivocabilmente crudo,la durezza dei rapporti e la tragicità del momento storico descritto.Un esempio magistrale di film coinvolgente ove anche lo spettatore è interprete attivo del copione.
Film sicuramente non facile, ma indiscutibilmente interessante. Offre un buona rappresentazione dei "codici" morali e sociali alla vigilia della prima guerra mondiale. Padri, mariti e amanti "padroni" che non si fanno scrupoli a calpestare la dignità di bambini e donne infliggendo punizioni sproporzionate alle colpe oppure a ricorrere a minacce più o meno velate per tacitare i sospetti sui colpevoli degli eventi che sconvolgono la tranquilla vita borghese del villaggio. Fa riflettere.