Nei film bisogna trovare quello che si cerca, forse involontariamente il regista ha toccato qualche tasto di una comicità paradossale. Mi ricorda qualche scena di "Frankestein junior". Quello della pecora assassina è un tema che fa crepare dalle risate. Neanche un bambino riesce a spaventarsi. Anche l'approssimazione degli effetti speciali è veramente spettacolare. Il problema è che fare un horror originale è difficile, questa mi sembra un ottima variazione sul tema. Chi avrebbe mai pensato alle pecore?. Opinione personale naturalmente.
Il giovane Henry, torna nelle brughiere ricche di pascoli e territori da agricoltura per superare la morte del padre, sconfiggere la paura delle pecore e riscuotere parte dell'eridà pattuita con il fratello. Nello stesso momento Experience e Grant, due ambientalisti, scavalcano la recinzione di sicurezza di un laboratorio segreto e, dopo aver rubato un embrione di ovino, fuggono nelle campagne. Grant inciampa, il cristallo si rompe e un agnello morde Grant. Da li in poi le pecore, con una forma di contagio rivelano una forte aggressività, dovuta ad esperimenti genetici affrontati da Angus; il fratello di Henry. Una trama che forse può sembrare uno sceneggiato tv a basso costo, ma le apparenze ingannano. L'esordiente regista Britannico Jonathan King esprime il suo talento dirigendo un'opera comica ma allo stesso tempo grottesca, truculenta e di forte impatto che, usando il solito pretesto dell'esperimento genetico, da forma ad un horror con molte varianti. King omaggia il cinema in generale, ma la sua musa inspiratrice è George Romero, alias mister Zombie. E difatti, il contagio di Black Sheep, si diparte da un morso e da una conseguente mutazione in pecore/uomini, pronte a riprodursi e ad espandersi in tutta la Gran Bretagna. Il cast, composto solamente da volti esordienti, è giustamente demenziale e perfetto nei singoli ruoli dal protagonista con la fobia per le pecore, al pastore comune, gli ambientalisti babbioni(solo il Grant interpretato da Oliver Driver) e il pazzo imprenditore locale che, come la regola del genere vuole, troverà la giusta fine che si merita. Un film dal montaggio adeguato, dalla sceneggiatura demenziale ma non banale, e dagli effetti speciali(i responsabili sono i make-artists dei tre Signore Degli Anelli) truculenti ma da non prendere troppo sul serio. Una piccola gemma di culto ben riuscita che sa dosare la commedia all'horror senza cadere nel comico involontario o nel troppo scontato. Tra le scene da ricordare, la pecora che guida un autocarro, qualche battuta scaramantica ben riuscita e il protagonista fifone che, per raggiungere il fratello in via di trasformazione, si traveste da pecora per sorpassare il gregge feroce. Per non parlare poi, della trovata finale che pone fine alla catastrofe. Una pellicola che merita di essere rivista, anche se da noi in Italia è arrivata con due anni di ritardo e non ha fatto molto successo.
Black Sheep è l'opera d’esordio del neozelandese Jonathan King. Realizzato con un budget ridotto, è un horror che non avrebbe alcun motivo di essere presentato al Futur Film Festival, visto la quasi totale assenza di effetti in digitale. a trama in breve: Esperimenti genetici sulle pecore portano alla mutazione di tranquilli animali da pascolo in fameliche belve feroci. Il “morbo” si diffonde e presto tre ragazzi (un animalista yippi, un ex pastore in ritorno dalla città dove era fuggito in seguito ad un trauma infantile, causa proprio una pecora ed un pastore) si ritrovano isolati in una fattoria infestata dagli ex-erbivori. Omaggiando l’horror degli anni ’80 e il gore di Gordon Lewis, Black Sheep è un film proprio ben fatto. Innanzitutto nonostante la mancaza di effetti speciali di nuova tecnologia le pecore risultano credibili e non si cade mai nel comico involontario. L’ironia la fa da padrone sugli effetti splatter e si sorride di gusto a battute ben scritte. Memorabile e dal morire dal ridere il prima aggressione di una pecora infetta, ai danno degli ancora ignari ragazzi. Come fare un buon film anche senza promettere niente di nuovo. In bilico tra suspance e comicità il film raggiunge un equilibrio perfetto. Numerose le citazioni cinefile, dagli Uccelli di Hitchcock ad Un lupo mannaro americano a Londra di Landis, passando per Zombie di Romero.
La pecora azzanna che è una meraviglia (anche in volo) nella commedia horror Black Sheep scritta e diretta da Jonathan King. Dopo una serie di esperimenti genetici, le pecore di una fattoria diventano mannare, guidano una rivolta contro il loro padre padrone e contagiano la gente del posto, che dopo un morso comincia a belare. Toccherà al fratello perbene del fattore mad doctor provare ad arginarle. Tra gli scenari mozzafiato della Nuova Zelanda, budella estirpate e arti mozzati. Si sente la presenza del neozelandese Peter Jackson. Non solo per gli effetti speciali dei suoi amici della Weta (6 Oscar negli ultimi 6 anni) ma soprattutto per il ricordo delle sue prime geniali commedie horror Bad Taste (1987) e Splatters (1992), omaggiate da Black Sheep. Continuare a ridere mentre il film diventa un pantano di sangue e frattaglie.
Lo tengo fra le mie chicche gelosamente. Rappresenta il giro di boa per il genere; ci sono tutti gli elementi classici: il ritorno a casa del protagonista, l'avarizia a qualsiasi costo, gli scienziati pazzi, il perdono e l'amore. L'ironia e la sceneggiatura sono già nel titolo e il film scorre divertendo, mentre le pecore non sono mai il vero diabolico nemico che invece è, come nei migliori classici del genere, la stupida ostinazione umana nel cercare la ricchezza anche nei modi più malsani.
Viva le pecore assassine!