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Black Sheep
Sofferente di una certa fobia nei confronti degli ovini fin da quando, ancora bambino, il fratello maggiore Angus (Peter Feeney) lo terrorizzava con atroci scherzi, il giovane Henry Oldfield (Nathan Meister) si trova improvvisamente a dover fronteggiare, affiancato dall’amico Tucker (Tammy Davis) e dall’ambientalista Experience (Danielle Mason), una spaventosa aggressività che sembra essersi impadronita delle pecore della fattoria Glenolden, le quali non esitano a cibarsi di carne umana.
Proprio così, dopo schermi cinematografici invasi di striscianti serpenti, cani rabbiosi e giganteschi squali, il filone eco-vengeance, in cerca di rinnovamento fin dai tempi del glorioso periodo degli Anni Settanta, anziché riproporre ancora una volta in maniera nostalgica bestiame inferocito già abbondantemente sfruttato, tenta la carta dell’originalità trasformando in temibile mostro mangia-uomini uno degli animali che da sempre suscitano tutt’altro che paura (del resto, nell’epoca delle clonazioni e degli assurdi esperimenti di laboratorio c’era da aspettarselo).
Ed è l’esordiente Jonathan King a scrivere e dirigere questo robusto e movimentato esempio di horror a tinte ecologiche, sapientemente infarcito d’indispensabile ironia a partire dal doppio senso incarnato dal titolo, da un lato relativo alle pericolose creature protagoniste, dall’altro alla figura di Angus, "pecora nera" della famiglia Oldfield in quanto finanziatore delle manipolazioni genetiche da cui prende il via il massacro.
Robusto e movimentato esempio tecnicamente valido e costruito su un’unica situazione di continua fuga e assedio dilatata per la sua intera durata (circa 87 minuti), mentre, tra notevoli spargimenti di liquido rosso ed ottimi effetti speciali curati dalla Weta Workshop (la trilogia de "Il Signore degli Anelli" e "King Kong" di Peter Jackson nell’invidiabile curriculum), non mancano neppure lanose trasformazioni di comuni mortali in una sorta di pecore mannare, quale conseguenza del morso infettivo dei quadrupedi.
Niente di eccezionale, al di là dell’atipica idea di partenza, ma diverte ed intrattiene quanto basta, senza far rimpiangere i soldi del biglietto.
La frase: "L'uomo ha creato le pecore come le conosciamo oggi e io sto creando quelle di domani".
Francesco Lomuscio
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