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Rosetta

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Media Voto: Media Voto: 7.5 (7.5/10)

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Gli stivali

(10/10) Voto 10di 10

Quante volte Rosetta si toglie gli stivali per andare in città e si mette le scarpe? E' un po' come se mettendosi quegli stivali indossasse la tristezza dela sua vita famigliare costituita da una madre ormai consunta dall'alcool che ha perso completamente la sua dignità. Ma quando torna in città cerca di salvare almeno un'apparente normalità. Rosetta non vuole perdere la dignità. Vive nella miseria, in quella squallida roulotte e la sua vita è una lotta quotidiana per non lasciarsi andare, per non perdere la sua dignità, per sentirsi un individuo, per sentirsi parte dela società, per non sentirsi sola e abbandonata. E quando va in città ci va con le scarpe pulite come se quelle scarpe fossero il simbolo della sua volontà di non essere valutata, giudicata e considerata una pezzente. E questo dovrebbe far pensare tutti noi perbenisti, ben puliti e rasati, coi vestiti a posto e le scarpe firmate che alla vista di una ragazza malvestita e povera, ci alziamo il bavero della giacca e allunghiamo il passo. Oppure la guardiamo con pietà mista a paura. O, peggio, proviamo a "comprarcela" con poche lire. Questo film crea uno squarcio nel nostro molto borghese modo di vivere e nelle sue misere ipocrisie. Meditate gente, meditate.



Carlo, 37 anni, Genova (GE).




Grido di rabbia:"Rosetta"

(10/10) Voto 10di 10

Negli anni 40’ sorgeva in Italia il movimento neorealista.Rossellini e Visconti furono i promotori di tale movimento,che consisteva nel mostrare,nel modo più realistico possibile,aspetti,situazioni ed episodi che coinvolgevano l’ Italia nel periodo della Seconda guerra mondiale,e le rovinose conseguenze che ebbe essa.Attualmente può esistere un realismo al cinema?Si e no:in passato abbiamo potuto vedere che il realismo ha bisogno di raccontare aspetti della vita dei più deboli,i meno fortunati.In questo mondo, dove avanza la tecnologia,e dove gli interessi economici hanno la meglio su tutto e tutti,è più difficile,rispetto al passato,cogliere quei nuclei dove le parole come miseria e povertà continuano ad avere la meglio sulle ultra-tecnologie.I fratelli Dardenne nel 1996 realizzarono un film bellissimo come “La promesse”,e fecero già intendere la capacità di immergersi nel mondo dei sotterranei.Nel 1999 staccano la spina,e si rifugiano nell’ universo di Rosetta.“Rosetta” non è la storia di una ragazzina,ma è il racconto di pochi giorni che la ragazzina trascorre.Allora,ribaltando il già detto,in fondo è anche la storia di una ragazzina.Si,perché i pochi giorni che noi spettatori vediamo sono identici a quelli che non vediamo (che siano essi passati,o futuri).Dimostrazione di vita vissuta che bisogna tirare avanti per campare bene.Ma bene la nostra eroina non vivrà mai.Non c’ è una linea narrativa,né episodi particolari da raccontare,ma una gran voglia di sbattere in faccia la realtà che viviamo.Anche noi,che abbiamo una casa,e un piatto per mangiare,siamo Rosetta.Anche,e soprattutto,la macchina da presa è Rosetta:i Dardenne non si preoccupano di essere autori ad ogni costo,anzi,se ne fregano,e pedinano Rosetta.Rosetta corre?Allora la telecamera corre.Rosetta è nervosa?La macchina da presa è nervosa.Rosetta sta riposando?Anche l’ obiettivo allora riposa.Com’ è Rosetta (intesa come ragazzina,film e regia)? Arrabbiata!Sa che è condannata ad una vita infelice,ma combatte,lotta contro l’ ingiustizia.Perde?Non fa niente,lei sa che ci ha provato.E’ già qualcosa!Cammina velocemente,va sempre di corsa…sa che non può perdere tempo:la vita è breve,e il male avanza imperterrito,e non c’ è tempo da perdere.Rosetta è presente in ogni inquadratura,perché a noi interessano solo le sue azioni.Siamo Rosetta,o meglio,Rosetta rappresenta quello che noi dovremmo essere (spiritualmente),o ci promettiamo di essere (ma mai siamo).Forse solo chi soffre davvero (ed è intelligente) sa (cerca di) reagire.Vedendo “Rosetta” torna in mente la “Mouchette” della coppia Bresson-Bernanos.La protagonista dello straordinario film di Bresson si arrende di fronte alla cattiveria.Per Bresson non ci sono speranze.Troppo grande è il male.Anche per i Dardenne,anche se apparentemente possono esserci dei dubbi,non ci sono speranze,o facili consolazioni,ma sembrano dire: “siamo vivi,allora tanto vale vivere.Vivere muovendosi,reagendo”.Cosi’ da poter gridare al mondo intero: “io ci sono,e sono più forte di te,perché combatto!”.Il film di Luc e Jean-Pierre Dardenne è addirittura migliore di quello di Bresson:possiede una lucidità impressionante.E fa male.Il dolore che subisce Rosetta,i suoi crampi,la sua rabbia,esplode:non la vediamo ad occhio nudo,ma esce dal teleschermo e ci cattura in modo diretto,e ci dà un pugno nellla pancia.Siamo costretti a vedere,vorremmo porgere una guancia alla piccola Rosetta,ci vien vogli di abbracciarla,lottare insieme a lei…ma poi ci assale l’ inevitabile senso di impotenza:non possiamo fare niente per lei,cosi’ come non possiamo far niente per migliorare questo mondo.Anche quando Rosetta trova un amico (o,almeno,una persona della quale può fidarsi),non riesce a mantenere saldo questo rapporto.E’ la confusione che abbiamo nella mente,il credere di fare una cosa giusta quando poi è sbagliata (Rosetta si licenzia),e questa cosa ritorna a riguardarci rivoltandosi contro:dalla felicità,alla peggiorata rabbia.Più ci sentiamo male,tanto più stiamo peggio.Il finale appare emblematico,ma è solo un semplice e definitivo colpo di genio:Rosetta ha sofferto,e certamente continuerà a soffrire.Potrebbe essere picchiata,o peggio...noi lo sappiamo,ma non vogliamo vedere.La “Pietas” degli autori giunge al punto giusto.Lo spettatore non dovrebbe nemmeno preoccuparsi di ciò che può succedere:abbiamo già visto quello che si doveva vedere.E’ un film,e niente è gratuito.Ha Cannes ha battuto film come: “Una storia vera” (altro capolavoro), “L’ estate di Kikujiro”, “Ghost dog”, “Il viaggio di Felicia” , “Moloch” ecc. E la Palma d’ oro l’ ha strameritata.Cosi’ come ha strameritato il Premio come miglior attrice Emilie Duquenne:è una Rosetta memorabile.Straziante,di una lucidità cristallina.Un capolavoro di fine secolo,che è un campanello d’ allarme,e (come “La sottile linea rossa”) un grido d’ aiuto.



Diego, 18 anni, Napoli.




Staunitensi, imparate!

(10/10) Voto 10di 10

Non mi soffermerò sul resto del film, che considero comunque un capolavoro, ma voglio sottolineare il finale, mettendolo a confronto con i film USA attuali, che quando il film dovrebbe finire, vanno avanti un'altra mezz'ora sbrodolandosi addosso sul niente. Qui è sufficiente (dopo una lunga scena preparatoria, se ricordo bene) un cambio di espressione di pochi secondi da parte dell'attrice (è ovvio che gli attori bravi sono comunque indispensabili) per aprire uno spiraglio di speranza nello spettatore che qualcosa cambierà nella vita di Rosetta, e per fargli immaginare quale potrebbe essere il proseguimento della storia. Così si fa! Altro che pistolotti moralisti!



Carmelo, 48 anni, Modena.




Quando il reale stupisce e incanta

(9/10) Voto 9di 10

Continua conferma per i fratelli Dardenne. Ho visto Rosetta solo dopo la visione de "Il figlio". Stessa tecnica di ripresa stessa visione realistica con l'aggiunta di un cinismo spietato. Personalmente non avrei mai dato la palma d'ora alla protagonista, brava, abbastanza espressiva, ma niente di così eccezionale. Non chiedetevi se alla fine lei si ucciderà, come non chiedetevi se avrà invece futuro. I fratelli Dardenne hanno questo enorme e invidiabile merito: quando vogliono finire un film lo finiscono, senza dare ulteriori spegazioni. Spiegazioni di cosa poi? Non occorrono. La storia è secondaria funge solo da cornice, ben lavorata, al realismo più crudo.



Lazyjane, 28 anni, Pesaro (PS).




Complimenti

(8/10) Voto 8di 10

Rosetta io l'ho visto a scuola, pensando quindi, almeno inizialmente, che fosse solo un pesante e noioso prodotto di che vuole inutilmente documentare stati d'animo di una ragazza nella sua povera ed infelice vita. Tutti questi ingiusti pregiudizi sono stati poi spazzati via, e ora Rosetta lo considero uno dei migliori film che abbia mai visto. Non importa se non ha una storia precisa, se non ha effetti speciali, non mi interessa. Quel suo finale, inizialmente incomprensibile, lascia poi pensare che per Rosetta possano aprirsi orizzonti migliori, una vita meno difficile e meno piena di sofferenze, lasciando un senso di soddisfazione e ottimismo, in un mondo in cui è troppo facile deprimersi.



Jacopo, 14 anni, Genova (GE).





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