Il ragazzino del titolo ha solo 9 anni, ma ha visto (e provocato?) cose che i suoi genitori troppo umani fanno così fatica a immaginare da finire stesi dall'esaurimento nervoso: lei in clinica a litigare con gli psicofarmaci, lui in casa che cammina rasente i muri e a Central Park dove malmena il sangue del suo sangue. Consueta causa scatenante: l'arrivo di una sorellina. L'ottima Vera Farmiga di "The Departed" va in mille pezzi psichici al riproporsi di notti insonni, pianti incessanti, suocera cattolica all'attacco (lei è giocosamente ebrea). Si schianta quando i lavori al piano di sopra le perforano la quiete mentale e il primogenito la risucchia in un devastante nascondino, improvvisamente doppio. Il bravo Sam Rockwell di tanti ruoli sottovalutati, da "Il miglio verde" a "Confessioni di una mente pericolosa", resiste all'isteria dell'amata, alla morte del cane e della madre. Crolla al cospetto di brutte verità e accuse di violenza. Rimane uno zio complice nei duetti al pianoforte… Thriller psicologico intenso, abile nel crescendo febbrile che genera angoscia coi soli mezzi della spettrale fragilità famigliare. Musica che trapana l'inquietudine in stanze in agguato, dove un buon regista debuttante agita il suo efficace giovane attore/sarcofago.
Il diavolo, sicuramente. In uno dei suoi migliori travestimenti: un caro, dolce, sensibile ragazzino dallo sguardo enigmatico. È Joshua, il satanico bambinetto protagonista dell'omonimo film di George Ratliff. Bravissimo al pianoforte, stimato da mamma e papà, non vede propriamente di buon occhio l'arrivo di una sorellina. Genitori felici, nonna cinguettante, Joshua sulla difensiva. Ma ci vuole poco per passare all'attacco. La piccola inizia a piangere incessantemente. Come se qualcuno le si avvicinasse nottetempo, disturbandone il sonno. Ma come sospettare di una creatura così innocente? Soprattutto come possono crederlo i genitori, convinti che la neonata abbia solo disturbi di crescita? La madre, intanto, scivola sempre più verso l'esaurimento nervoso; il padre cerca di tenere insieme la famiglia, ma è impresa impossibile. Né può molto la suocera, arrivata per dare una mano e odiata dalla nuora. Ciò che più inquieta è che i singoli ingredienti sono quelli di ogni normale famiglia alle prese con le comuni, piccole difficoltà della vita. Ognuna di loro, però, è spinta da Ratliff appena un po' più inlà della normalità.
la trama gioca su situazioni ordinarie, esasperandole: ogni famiglia sa cosa significhi la nascita di un bambino, quali sconvolgimenti porta, nella mamma, nel papà, negli eventuali fratelli... c'è sempre un momento (per fortuna fugace) in cui qualcuno dei componenti la famiglia pensa:"Se continua così' impazzirò". Basta prendere questi momenti e caricarli di paradosso e il gioco è fatto.
La depressione post-partum, la gelosia del fratellino, la bambina che piange, il padre che deve lavorare, la suocera fissata con la religione...
Per questo il film , secondo me, esula dal banale thriller paranormale.
Tutto sommato, aldilà degli inevitabili eccessi, è interessante.
Molto azzeccato e bravo il piccolo protagonista.
Domanda: quanti "cattivi" nelle innumerevoli produzioni cinematografiche da voi visti, risultano così spietati, ambigui e soprattutto credibili?
Riprodurre e ciò che nella realtà può succedere è quasi sempre una sfida persa, questo film invece, come pochi, ci propone una storia agghiacciante (senza una goccia di sangue) e ci porta inesorabilmente verso un finale che per tutto il film speriamo non si avveri...
Decisamente bello, l'unico difetto è l'ostentata e provocatoria musica da piano che campeggia per quasi tutto il tempo. Attori eccellenti.
Da vedere.
molto più teso e angosciante di tanti film di paura,con un finale che lascia l'amaro in bocca e protagonisti, in cui è impossibile identificarsi, alquanto antipatici fino al fastidio, ed è questa qualità la sensazione che il film suscita più di tutte.
La fotografia restituisce una visione distorta di ambienti normali soltanto in apparenza, accrescendo il senso di distacco dello spettatore; la scenografia dell'appartamento, dove si svolge gran parte della scena, sembra invece suggerire spazi inscatolati infiniti nei quali i protagonisti si perdono, mentre intorno una New York sospesa ed estranea ci ricorda il suono ovattato dei sogni.
Non è un capolavoro, ma vale la pena di guardarlo!