Il protagonista spiega che se si espone la bandiera rovesciata si sta chiedendo aiuto agli amici e agli alleati perché da soli non si può vincere... E' la scena finale del film, una scena che commuove e strappa un applauso nel cinematografo. E non è un applauso di facile antiamericanismo, perché il film non è affatto antiamericano. Al contrario. Ma non si gioca con l'orrore, non si mandano ragazzi impreparati su uno scenario di guerra civile, non si interviene come una forza di polizia internazionale per portare la democrazia uccidendo migliaia di civili innocenti.
I ragazzi che tornano da quell'orrore imazziscono. Ma è chi ce li manda a essere fuori di testa...
Personalmente non amo molto il cinema americano, ma “Nella valle di Elah” di Paul Haggis è un film memorabile, la cui visione consiglio a tutti. Un film coraggioso che denuncia l’orrore, la disumanità e la follia della guerra. Un film affascinante perché mischia diversi generi (dal giallo classico, al thriller, al dramma familiare, rivisitando alcuni luoghi comuni del cinema hollywoodiano: la polizia che circonda la casa… l’inseguimento in macchina… le rivalità tra potere civile e potere militare…), ma sempre riporta lo spettatore al tema centrale: l’infamia della guerra, di tutte le guerre (significativamente il protagonista è un reduce del Vietnam che indaga sulla scomparsa del figlio appena rientrato dall’Irak). Da applauso a scena aperta le interpretazioni di tutti gli attori, da Tommy Lee Jones alla giovane Charlize Theron, a Susan Sarandon, qui un po’ sacrificata nel ruolo della moglie del protagonista.
Tommy lee jones recita da dio senza esibizionismi o ghirigori tipo anthony hopkins o jack nicholson. per nulla didascalico, niente prediche di sorta, solo grande cinema, asciutto, che ti entra dentro, per intero, come una coltellata.
Un film che ammutolisce. I personaggi lasciano trasparire emozioni inconsuete rispetto alla situazione che vivono. Una madre che si dispera trasmette, unica, la vera emozione del dramma.
Quei giovani militari sono "imbalsamati" per sopportare gli orrori e si portano l'orrore dentro senza accorgersene ... sono malati. Inoltre c'è il lato turistico, già visto se ben ricordo in Apocalipse now (i surfisti), dove la guerra che esiste è per fare foto e filmati. Fatti per chi? Per colpevolizzare un padre militare?