ma non potete lasciare la politica fuori una volta tanto?
questo film visto da me per caso mi e' subito piaciuto,poi buonismo o no cosa vuol dire che nella realta'gli extracomunitari sono tutti violenti?
reflex please,
ad ogni modo questo e' sicuramente un bel film,meglio dei filmoni americani pieni di sangue,sparatorie e effetti speciali vari....
Mi rivolgo a quelli che hanno dato meno di 7 .
Andate pure a vedere Boldi,Desica,Schwarzy, Vandiesel quello e' il vostro cinema. Ma cosa parlate! Film politico? Cosa vuol dire? Questo e' un granbde film, ben recitato, con silenzi che parlano piu' di cento discorsi. Bravi gli attori, bella la fotografia. Triste considerare quanta ignoranza e supponenza al tempo stesso ci sia in giro. Andate allora a vedere Jumper che e' il film ( ?) per voi.
Bella sorpresa da Mazzacurati La trama, il ritmo, la popolazione mi ricordano la ragazza del lago anche se naturalmente l'ambientazione e le abitudini sono diverse comunque bello, mi è piaciuto. Devo ricordarmi di vedere di più i film italiani alcuni meritano davvero e questo è uno di quelli.
Delicato e dal risvolto inaspettato, "La giusta distanza" si propone come un timido affresco di una tranquilla cittadina di provincia turbata da un'inquietante e triste vicenda che compare come una nota stonata e dolorosa in un'armoniosa sinfonia, tanto da ricordarci recenti vicende di cronaca nera allequali siamo purtroppo avezzi. Il grido "al maligno" che riversa la colpa sullo straniero ci ricorda amaramente la natura vagamente xenofoba dell'essere umano. Atmosfere alla Twin Peaks, ma, per fortuna, nessun nano in una stanza rossa a turbare la linearità di una bella trama. Omaggio ai grandi Radiodervish per il loro pezzo, "Erevan", sulle cui note l'affascinante Hafiene balla durante la festa. Grande interpretazione del ragazzo protagonista,Giovanni Capovilla, ci aspettiamo grandi cose da lui. Questa ultima fatica di Mazzacurati si merita un bel 9.
E' vero quello che hanno detto in molti, il film ha un pò di fiction forse per l'ambientazione nel delta del Pò o per la immancabile carrellata di personaggi un pò scontati (il matto allucinato, i facili-arricchiti o la extra-comunitaria-facile), evidentemente molto comuni da quelle parti.
Tutto qui per le similitudini, perchè per il resto il film è godibilissimo. Dopo la suspense iniziale degli sguardi di Hassan attraverso la finestra, la storia d'amore si snocciola serenamente ed al riparo dai pregiudizi del paese che però sono latenti.
Infatti vengono fuori solo al processo. Il film è molto ricco di spunti e temi, l'integrazione è vista come una opportunità per aprirsi e mescolarsi in una comunità chiusa, umida, non molto intelligente.....
Hassan non si difende nemmeno al processo, consapevole della sua innocenza, ma ha sbagliato persino a scegliere il difensore, cinico rappresentate di una borghesia provinciale che fa brutta questa Italia perchè “incatena” A, B, e C di Auto, Barca Casa, con la S, di Soldi, Sesso, Stranieri. La professione di cronista a cui Giovanni vuole rivolgersi è irta di difficoltà ed il consiglio di Bentivoglio, non viene ascoltato dal ragazzo che fa carriera fuori provincia ed in un giornale nazionale. Per raccontare bene una storia, la giusta distanza dalle emozioni non serve anzi, ci vuole il desiderio di verità, complice di uno stato emozionale, amicizia e conoscenza dei fatti per fare riaprire il fascicolo del processo.
Certo è latente anche il bisogno di sicurezza, in una casa isolata come quella di Mara ma può succedere di tutto, anche che il pericolo non venga dall'immigrato, ma da un italiano.
La parte più bella e forte del film è la scena del ballo dopo che la luce va via ed Hassan la riattiva, cambia la musica, e si intona una melodia araba tradizionale, con un suono antichissimo che unisce le due sponde del mediterraneo, che sveglia il cuore della gente, addormentato dal fiume, ed invita tutti a ballare........fino al ritorno alla realtà dei luoghi, costituito da una chiatta e la vecchia maestra del paese che va verso il mare….. Niente di più che una citazione? Forse.
Una notazione finale sulle storie parallele del meccanico Hassan, che ha raggiunto un precario benessere e vorrebbe sposarsi con Mara, ma si scontra con il desiderio della giovane ad andare in Brasile. Si confrontano vecchio e nuovo, stabilità e precarietà, tradizione ed aspirazioni, desideri e opportunità che si possono perdere in un mare vero ma anche unire in un luogo inquieto, ma sempre culla di civiltà?