“Le cifre dello sterminio sono ancora oggetto di controversia, ma una cifra attendibile sembra aggirarsi intorno al milione e mezzo di assassinati tra uomini, donne e bambini.”
Così un passo della recensione di Mario Corso, ma cosa cambierebbe se anziché essere un milione e mezzo fossero uno o due milioni?
Oggi siamo abituati a spaccare il capello in ventiquattro, e farci travolgere dalle polemiche, ma la storia è questa e non può essere cambiata ne nascosta come vorrebbe la Turchia anche quella di oggi. E’ un peccato che non fa onore ad un grande popolo con una grande storia, le cui macchie può solo lavare agli occhi del mondo, riconoscendo gli errori compiuti, ne più e ne meno come hanno fatto tedeschi ed italiani dopo la seconda guerra mondiale.
Il popolo armeno è stato sterminato dal popolo turco. Questo è il dato.
Su questo dato incontrovertibile si sviluppa il film dei fratelli Taviani. Un film tutto poesia degli sguardi e delle parole, a cui si aggiungono i legami affettivi e le complicità di una bellissima famiglia armena, brutalmente spezzati dalla decisione di militari di eliminare e deportare gli armeni.
La carneficina e la deportazione della famiglia della masseria inizia con la interruzione della storia d’amore tra il militare turco e la ragazza armena e finisce, quasi parallelamente, con il taglio della testa della ragazza da parte di un altro turco.
Un film con molte scene forti ed emotivamente commoventi, grazie ad attori che forse perché armeni, davano grande credibilità e forza ai personaggi.
Certo il commenti dati in questo sito non sono molto generosi e la stessa recensione ufficiale parla di qualche sbavatura televisiva nella sceneggiatura, ma credo che il modo di raccontare dei fratelli Taviani sia sempre ispirato dalla rigorosa ricerca storica e dalla umanizzazione dei personaggi. Forse il “racconto” ne soffre ma questa è una storia mai raccontata e la sofferenza dei personaggi non può che farne parte integrante ed imprescindibile.
Grande pregio del film: quello di far conoscere, a chi davvero mai ne ha sentito parlare, il genocidio degli Armeni.
Buoni i costumi, le ambientazioni e i canti.
Le prime scene del film lasciavano presagire un grande sviluppo (che e’ invece andato scemando)
Melange strano di attori, molti i volti nuovi.
(Scio’ e Batista potevano tranquillamente non comparire mentre Preziosi avrebbe potuto essere sostituito anche da un attore alle prime armi)
Dialoghi poveri spesso senza spessore.
Scene violente e crude, che arrivano a bruciapelo, rapidissime, assolutamente impreviste (lancio di teste, braccia amputate, castrazioni).
La scena che piu’ resta impressa come un marchio a fuoco: l’uccisione del neonato.
Tutto poteva essere meglio sviluppato. Peccato!
E’ un film che va comunque visto per quanto appunto detto in prima riga.
Anche a me, come tutti gli altri che hanno visto il film, dal punto di vista cinematografico non mi ha fatto una grande impressione. Vorrei però dire che l'argomento è così devastante che a un primo impatto non si riesce a giudicare bene la bellezza del film. Non riesco a trovare le parole per descrivere i sentimenti che la storia descritta mi ha fatto provare... Non riesco però a giudicare l'interpretazione del film senza pensare all'argomento di cui parla, quindi non vedo un giudizio troppo negativo. La mia opinione è che di questi temi è meglio parlarne senza badare troppo alla forma, altrimenti cadranno in un buio angolo della storia.
Un film che è riuscito a portare una tragedia come quella del popolo armeno al grande pubblico e far tornare a discutere di questo terribile genocidio, bravi alcuni attori però sono d'accordo con chi parla male della "recitazione" della Sciò e della Batista, imbarazzanti!
Poi il doppio amore di Nunik è un po forzato. Nel complesso però il film non è interamente da buttar via, alcune scene sono di grande impatto, l'uccisione del neonato l'unica che mi ha veramente commosso, e i bellissimi paesaggi e interni Bulgari di Plovdiv.
Nike
i taviani sono fermi agli anni 70, purtroppo il bellissimo libro nn viene minimamente valorizzato. nelle loro mani era meglio un film tv di 2 puntate. un'occasione sprecata....