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Bobby

Opinioni presenti: 39
Media Voto: Media Voto: 7 (7/10)

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un lavoro voluto e sentito,grande estevez

(9/10) Voto 9di 10

Davvero bello questo film di Emilio Estevez , figlio del qui presente Martin Sheen , dove politica e graffiante critica alla guerra del Vietnam si assommano a storie qualunque di normali cittadini , sia che siano dei Messicani che lavorano nelle cucine dell'albergo che delle alcolizzate e nevrotiche donne di successo. Un tappeto di stelle di giovani e vecchie star sono presenti al servizio di questo film celebrazione che utilizza la tecnica del documentario inserendo nella vicenda normale spezzoni di dichiarazioni di Kennedy , in maniera sublime in quanto lo sfortunato candidato alla Presidenza non appare mai rappresentato da un attore ma con la sua voce originale , sottotitolato e in televisione in filmati di repertorio. E quando brevemente si innesta nella vicenda dell'albergo , vengono inserite immagini di repertorio montate intervallando e innestandosi nel flusso di recitazione degli attori come se fossero nella vicenda storica. Un lavoro di montaggio egregio a dir poco, che in film di questo tipo con un cast di proporzioni cosi' vaste e di storie frammentate e' necessario e fondante per una resa filmica di valore riferita al tipo di storia. Estevez usa la vicenda di Bob Kennedy per criticare la guerra in Vietnam , le folli spese per sostenerla e i sacrifici umani necessari per combatterla. Nessuno dei protagonisti vede il Nam come una causa ideale e nobile, tutti ne rifuggono se possono e usano qualunque mezzo per riuscire a non entrare in quell'inferno. Memorabile la scena dell'apertura dell'armadio con la finestra sui bombardamenti , dove il viaggio-trip si trasforma in un ritorno agli albori della necessità umana basilare del vivere ( la lettiera del gatto che diventa una sorta di humus intellettivo per l'uomo nudo e primordiale ) alla riscoperta di valori perduti che solo liberandosi delle pastoie del mondo moderno sono capibili e riconoscibili. Ogni protagonista vive un disagio piccolo o grande, sia che sia un umile cameriere con la passione del baseball( vero sogno e rifugio degli americani del tempo, citato poi realmente da Kennedy nel suo discorso finale ) oppure una ricca cantante , o una estetista in crisi tradita dal marito ( Demi Moore e Sharon Stone nell'ordine sono bravissime ), simboleggiando la speranza per il nuovo possibile futuro. La chiave di lettura che usa Estevez per il suo film e' dato dal discorso delle scarpe , dove Helen Hunt ,dopo una difficile scelta delle calzature adatte , dice chiaramente che “ Camminare con le scarpe nuove e' difficoltoso “ e il marito Martin Sheen le risponde “ Si, ma sono bellissime”.Scarpe che poi dopo la tragedia cadono dai piedi , scarpe che nell'ultima foto celebrazione dei titoli di coda non ci sono con un giovane Bob scalzo che sulla spiaggia guarda mare e orizzonte. Le nuove scarpe non esisteranno più con il filo della vita di Bobby interrotto. Un bel lavoro veramente,che commemora e non enfatizza. Da vedere a tutti i costi



Pietro, 42 anni, Gessate (MI).




è un bel film

(8/10) Voto 8di 10

sì, è veramente un bel film. ed è tanto commovente rivivere le speranze degli americani di avere un paese migliore grazie ad un uomo che credo piacerebbe a tutti sapere se ce l'avrebbe fatta a realizzarle.



Esmeralda, 40 anni, Milano (MI).




Consigliabile

(8/10) Voto 8di 10

De gustibus..... A me questo film è piaciuto molto a dispetto della sala cinematografica che ho trovato insolitamente vuota. Che dire? Forse un film che a suo modo "impegato" non attira il grande pubblico avvezzo più che altro alla spettacolarità o alla risata facile. Un film invece, quello di Emilio Estevez, che dà prova di un'abile e a tratti raffinata regia e un'amalgama di cast così eccezionale che raggiunge a mio parere un equilibrio ideale. L'intreccio di vite e situazioni di un grande albergo di Los Angeles che l'"entourage" del senatore (e probabile futuro Presidente degli States)Bob Kennedy aveva scelto per il discorso post-elettorale delle primarie della California. Albergo che purtroppo diventa lo scenario del suo assassinio. Il film regala inaspettati tocchi di grande regia. Voto più che buono.



Carlo, 40 anni, Genova (GE).




Televisivo

(2/10) Voto 2di 10

Alla prima all'auditorium pochi applausi per questo film e non si può dare torto alla platea. Estevez ha cercato un difficile equilibrio tra il dramma corale altmaniano e il film politico-sociale, purtroppo senza riuscirci. Non si capisce in che punto le tante storie personali e l'omicidio di Kennedy si intersecano a meno di non ritenere che il tutto si risolva in un holliwoodiano volemose bene, per esempio laddove la parrucchiera tradita perdona il marito dopo la morte di RFK etc. Le storie personali sono troppe e quindi poco approfondite, anche se qualche idea buona c'è (v. per esempio, Hopkins che non riesce a staccarsi dall'hotel ambassador dove ha lavorato quasi a non volere fare i conti con la sua vecchiaia), ma il resto è più o meno patetico o già visto (la star in crisi di identità, il "triangolo" , il ragazzo che non vuole andare in vietnam) , o addirittura degno di un "college movie" (i due ragazzi che vanno a farsi, per es.). Insomma, non si capisce dove Estevez vada a parare, troppo sentimentale per essere un film politico, troppo poco "psicologico" per essere un film corale. Ne esce un film che sembra quindi quasi televisivo, commemorativo (la parte finale con the sounds of silence ....tanto tanto banale, veramente scontato), a tratti addirittura patetico. Infine, troppo lungo e monotono, soprattutto la prima mezz'ora.



Al2, 39 anni, roma.




L'opinione di Riccardo

(4/10) Voto 4di 10

Ho letto molte recensioni che declamavano la grandiosità di Robert Kaennedy. Su questo non c'è alcun dubbio, quel Novembre del '68 non solo l'America ma il mondo intero perdette forse 2 o 3 decenni di diritti civili. Ora parlo del film che ha come filo conduttore Bobby Kennedy ma parla di tutt'altro, di quello che era la società allora vista dall'Hotel Ambassador dove lo stesso Kennedy fu colpito a morte. Il film fa vedere una selva di persone povere e ricche che avrebbero potuto avere una vita diversa con Bobby presidente. Parla più delle aspettative della gente e dell'impatto di Bobby sul popolo che non della figura di Bob Kennedy. E' una lettura possibile ma risulta poco convincente, ai miei occhi, proprio perchè fatto in un ambiente privilegiato. Si vedono cuochi neri e messicani (i più bassi nella scala sociale di allora) camerieri e bianchi con lavori importanti. Ma il messicano dell'Ambassador non è il messicano che si arrabbatta per sopravvivere è a suo modo un fortunato. Credo che il tema sia stato trattato in modo superficiale scalfendo solo la superficie dei problemi dell'america di allora. Non lo reputo adeguato all'importanza del tema trattato e credo che meriti una sonora bocciatura. Mi ha un pò ricordato il film World Trade Center con N. Cage che è stato uno schiaffo a quello che era successo.



Riccardo, 38 anni, Montesilvano.





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