Il cinema tedesco da qualche anno a questa parte, ci manda una serie di lavori particolarmente interessanti, storici come "La caduta" e "La rosa bianca" o tragicamente esistenziali come il bel "Le particelle elementari" o come questo. Tutti hanno in comune l'estrema durezza che qui diventa pura angoscia. Se volete passare una serata in allegria meglio optare per un altro film.
È la storia di Michaela, una ragazza che vive nella provincia della bassa Baviera, molto religiosa che pare soffra di epilessia. Vince un posto all'Università di Tubinga e nonostante l'ostilità della madre riesce a ottenere il permesso per partire. Il seguito è un breve percorso di autodistruzione in cui seri problemi psichici trovano espressione in una fede che diventa follia, in cui il fidanzato Stefan, l'amica Anna, l'unica a mostrare un minimo di cervello in tutta questa situazione, potranno solo guardarla spegnersi.
È il racconto terribile di un dramma profondo che non prende i toni antiecclesiastici di "Magdalene", ma che si rivolge a un'intera società accusando non tanto questo o quel prete, quanto una mentalità generale e diffusa di un mondo che permette che una storia del genere possa accadere (la vicenda è ambientata negli anni '70). Quel mondo chiuso che agisce sulle menti delle persone impedendo al dolore, alle difficoltà di esprimersi sanamente, ma nascondendole dietro maschere più o meno orribili (difficile immaginarne di peggiori) come quella della possessione, in nome di una fantomatica normalità.
È un racconto che colpisce al cuore per la sua crudezza, che rivela senza pietà l'assurdità del nostro mondo in un susseguirsi di facce scure (la madre, l'esorcista) dal gusto tipicamente germanico. Il tutto con uno stile che ricorda l'espressionismo tedesco, quello che a toni forti esprime il disagio di vivere.
Il pregio del film però è anche il suo limite, una storia così forte, estrema, non gli permette di ampliare gli orizzonti in un senso universale così come non lo permetteva a "Magdalene", cristallizzandolo nell'angoscia-shock della situazione contigente.
Bravissima Sandra Huller.