Ricordando cosa aveva saputo fare trattando l'argomento albania&albanesi nel capolavoro "lamerica", aspettavo con impazienza questo film per vedere come un maestro del nostro cinema avrebbe trattato lo spinoso argomento cina&cinesi, tanto in voga in questi anni. purtroppo il film è davvero deludente, poca originalità, una sceneggiatura imbarazzante, rimane solo la capacità di fotografare scorci di oriente. impossibile prendersela con l'attore castellitto, il cui personaggio è esattamente come il film: piatto.
L'idea di fondo (il viaggio come metafora di meditazione, cambiamento e rinascita) è ormai stata eccessivamente usata ma grazie a qualche accorgimento del regista, la pellicola risulta essere gradevole. C'è comunque un aspetto inedito: la scelta della Cina dei giorni nostri come meta del viaggio, con tutte le sue contraddizioni e i suoi simboli, e che ci viene mostrata da un punto di vista diverso dal solito (e forse un po' falso). Ci sono poi almeno da citare i personaggi principali: l'operaio Vincenzo (un convincente S. Castellitto), in continua ricerca della sua fabbrica, e la traduttrice Liu, una neomamma in crisi d'identità e piena di problemi. Peccato per qualche debolezza sul piano della sceneggiatura (il pretesto per il viaggio per esempio è ridicolo) che non permette al film di meritare più della sufficienza.
Non sono un cultore di film e pertanto mi astengo da giudizi tecnici. ho visto il film in francese sul canale france 2 e quello che mi ha colpito è stato il rapporto umano che si è sviluppato tra i due protagonisti; un rapporto a volte silenzioso ma ricco di sguardi, di abbracci, di naturali incomprensioni dovute alle differenti culture, in uno scenario immenso, difficile da comprendere per noi europei, ma ricco di forti emozioni. ho rivissuto in parte una relazione personale con una ragazza cinese che ha lasciato un segno indelebile nella mia vita. bravi gli attori: castellito ha dato ancora una grande prova... la ragazza cinese, bravissima e naturale mi ha affascinato.
Bel film che col pretesto del trasferimento dell'altoforno italiano ci fa fare un bel viaggio in Cina, lontano dai soliti luoghi comuni sui cinesi che ci rubano il lavoro. In realtà molti cinesi manco ci conoscono ("gli italiani sono irakeni?" domanda un cinese alla protagonista del film); in compenso lo sfruttamento e la povertà sono diffusi e nelle acciaierie ci vivono anche i familiari degli operai con tanto di bambini al seguito. Molto barvi Castellitto e l'attrice, non professionista, cinese.
Un film silenzioso in mezzo al rumore delle fabbriche e degli altiforni... Un film tenero che vede l'uno di fornte all'altra "arrabbiati anche quando ridono" eppure dolcissimi. Uno sguardo attento sui bambini, una sofferenza nascosta del protagonista, del cui passato non si conosce nulla, ma che si porta dietro, più pesante della valigia che lo accompagna.
L'ultima frase della ragazza in cinese... non tradotta... cosa vuol dire? Lui crede che sia un semplice "come ti è andata?" Invece ... sembra molto di più, e, non sapendolo, quella frase lascia un vuoto, e una speranza, incolmabili.
Trailer italiano (it) per Le otto montagne (2022), un film di Felix van Groeningen, Charlotte Vandermeersch con Luca Marinelli, Alessandro Borghi, Filippo Timi.