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Jarhead

Opinioni presenti: 66
Media Voto: Media Voto: 7 (7/10)

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Il Barattolo è mezzo vuoto...o mezzo pieno?

(6/10) Voto 6di 10

Comunque la si voglia vedere...resta un film incompiuto...all'insegna del "sarebbe potuto"...i richiami ai grandi classici del filone sono più o meno palesi, ma non aggiungono granchè...anzi danno un senso ,a tratti, di minestra riscaldata...si cade troppo banalmente nel clichè stereotipato della caratterizzazione dei personaggi (il figlio di papà, il redneck,il latino,l'esaltato,ecc.) senza davvero addentrarsi nell'intimo dell'individuo...ma solo accarezzando (come il vento del deserto?) in superficie alcune tematiche quali i rapporti a distanza, i conflitti interiori, l'attesa per qualcosa,qualsiasi essa sia (non siamo,putroppo, nel "deserto dei tartari").....foxx poco credibile, gyllenhaal molto bravo...fotografia fantastica (alcuni scenari memorabili)...film nel complesso da vedere...ma che lascia un pò l'amaro in bocca...c'è da dire comunque che almeno in una cosa è riuscitissimo...nel rispecchiare bene l'aridità mentale delle ultime generazioni americane..."invisibili" e ai margini di tutto...della loro vita....e anche della guerra....



Matt Johnson, 30 anni, Bologna.




La vera guerra.

(8/10) Voto 8di 10

Un paio di domande. la prima rivolta al critico che ha fatto la recensione (ma in generale a molti critici): ma lei il film l’ha visto? non è retorica. si parla di una partita a football che i soldati avrebbero fatto con le maschere anti-gas per passare il tempo, quando invece era stata giocata molto poco volentieri su ordine del sergente. non è la prima volta che noto superficialità nelle recensioni di questo sito, non solo per quanto riguarda i particolari, anche nei giudizi tecnici ed estetici. la seconda è rivolta sia al critico della recensione che ad un commentatore: che cosa significa film inutile? perché un film dovrebbe essere utile? o meglio: in che cosa un film dovrebbe essere utile? purtroppo i generi, che dovrebbero solo dare un’indicazione generale al pubblico su cosa andrà a vedere, sono diventati una trappola. in un film horror bisogna spaventarsi (cosa che deduco dalla recensione e dalle opinioni su “28 giorni dopo”), in un documentario deve esserci della denuncia, in una pellicola di guerra si deve sparare tutto il tempo e deve servire a qualcosa. jarhead è un film che fa discutere proprio perché ci mostra il lato della guerra che non fa discutere, che non si vede in televisione; niente nemici cattivi o da compatire, poco sangue visibile (non a caso versato sempre a causa fuoco amico), niente e nessuno che ti dice da che parte devi stare. il film racconta la guerra che di solito vivono l’80% dei soldati che vi partecipano e mendes l’ha rappresentata in modo eccellente, con la sua noia, le sue missioni molto poco eroiche (vedi la scena delle latrine), l’alcol, le ragazzate, la volgarità, l’aggressività che non trova sfogo su un nemico a cui non si riesce mai ad arrivare. questa è la guerra moderna, quella che solo uno scrittore che ha fatto il soldato poteva esprimere pienamente. la vita del soldato (anzi della maggior parte dei soldati) è molto meno emozionate e decisamente più noiosa di quanto la gente immagini. un regista mediocre avrebbe rischiato seriamente di non capire (come parte del pubblico), ma mendes è stato molto bravo a ricreare quel mondo che ha condensato nella frase: “tutte le guerre sono diverse, tutte le guerre sono uguali”. non voglio dire che sia un film perfetto: ad esempio ho trovato un po’ ossessivi i riferimenti a full metal jacket, la colonna sonora un po’ troppo invadente, ma in generale si tratta di un’ottima opera, tecnicamente ben realizzata e con diverse idee dietro estremamente profonde. una partita di football giocata nel deserto con delle maschere anti-gas non ha senso. neanche la guerra, vissuta al suo interno, ha senso.



Rob, 25 anni, Brescia.




discordo col critico (è nuova? sorry)

(7/10) Voto 7di 10

Sono completamente d'accordo a metà col critico... a mio (modesto) parere jarhead val bene una messa. sono d'accordo col parere concernente una soave schiavitù registica con l'omst ... nella fase in cui "don't worry, be happy" si sconsacra e riveste di ovatta alcune "opinabili" scelte registiche di inquadratura e sceneggiatura togliendo pathos alla storia... ma dei vizi un regista con i "controcosi" riesce a farne virtù quindi ... declino all'interlocutore maximo il rispondere alla critica. per ciò che concerne il perentorio "inutile" come giudizio finale mi pregio di volerne segnalare altrimenti una freschezza ed una originalità che non ha nulla da invidiare a tante opere invece millantatamente accreditate dalla critica unanime (tutta!) recente e vetusta al contempo. penso sia uno di quei film che va rivisto per valutare meglio, di volta in volta, la regia, il montaggio, la sceneggiatura, la fotografia (che è la primissima cosa che esce)... e nondimeno la redditività dei protagonisti, nella loro atroce a-bulimia generazionale che descrivono con particolare cruenza, verosimiglianza ai loro simili nella crudezza di un'umana esistenza. (come direbbe il poeta: riguardatelo!)



Samsite, 35 anni, Brixia (BS).




Non male... ma con alcune pecche...

(8/10) Voto 8di 10

Il film è fatto bene, piacevole da guardare e a tratti anche divertente. Fa riflettere molto sulla vita dei marines e sulla guerra in generale. Unica pecca: molti fatti che nel libro sono trattati a lungo sono stati tralasciati! Peccato...



Joe, 22 anni, B'zone.




occasione persa

(5/10) Voto 5di 10

Ancora un'occasione persa per il talentuoso mendes che con american beauty ci aveva fatto sognare un nuovo corso ma che, ormai, dopo "era mio padre" e "jarhead", ci riporta alla triste realtà degli studios, i quali non fanno che scimmiottare vecchie e, tra l'altro, intoccabili opere. Con "era mio padre", mai più azzardata fu la scelta di accostarlo a "c'era una volta in america";con "jarhead" è il regista stesso che spinge l'emulazione fin troppo nei confronti di kubrick (vedere la scena d'apertura per credere) e manca di opportunismo nelle citazioni di "apocalypse now" e "il cacciatore"...stiamo parlando del meglio che il genere war movie abbia fatto vedere.In effetti, in questa messinscena di mendes si è parlato di un "no war movies", un film dove la guerra nn si vede mai...un'idea da non sottovalutare (neanche malick seppe rinunciare al war action)che ben si sposa con lo scenario del deserto del golfo (ben altra cosa la giungla vietnamita) e che ben risalta l'inutilità di un esercito di terra che anela al bersaglio umano (almeno uno!!) manco fosse un trofeo di cui vantarsi per l'eternità.Ma l'occasione per fare un ottimo film è sfuggita di mano al nostro mendes, che ci mostra quanto siano vuote le menti (da qui il titolo) dei marines tuttavia senza cogliere nel segno e mal supportato dal cast (imbarazzante il finora impeccabile jamie foxx)e da una sceneggiatura che ha troppo il sapore del "già sentito".A salvarci dalla noia, qualche buona intuizione registica ed in particolare lo spettacolo del deserto in piena notte, coi pozzi petroliferi in fiamme...piccoli segnali per avvisare ancora lo spettatore dell'occasione mancata.



Mirko, 26 anni, Casoria (NA).





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