Devo ammetterlo: avevo un vago ricordo del trailer del film, e uno molto netto della locandina, in cui si vede il protagonista che spicca un salto, con un'espressione che lo vede in preda a una gioia che è l'esatto opposto del suo squilibrio mentale.
La cosa che più mi ha colpito del film, è il riuscito tentativo di David di liberarsi dall'angosciante morsa del padre, fallito come musicista e fallitissimo come genitore, al punto da essere addirittura invidioso del talento del figlio, e che lo fa partecipare ai concorsi musicali con un solo scopo: farsi bello quando li vince.
Non trova meglio che manifestare al figlio un amore malato, ossessivo, con punizioni corporali alla minima contraddizione, seguite da sviolinate ridicole e melense, nell'ossessione che il giovane pianista, andandosene da casa, distrugga quel nucleo familiare che dovrebbe rimanere intatto e intoccabile solo nel delirio paterno.
Naturale quindi che il giovane prima bagni il letto, poi attui un dispetto ben più "corposo" in vasca da bagno, per poi fregarsene delle ammonizioni del padre, che distrugge (sempre per il bene del suo pargoletto), la sua opportunità di volare in America per studiare presso un prestigioso istituto, e addirittura arriva a cacciarlo di casa quando invece coglie al volo la seconda opportunità: suonare al Royal College of Music di Londra.
Nella figura del suo insegnante, uomo che ha speso letteralmente la vita per dedicarsi alla musica, e nell'amicizia dell'anziana scrittrice Pritchard, David trova il supporto che gli serviva per il suo fragile ego, arriva addirittura a sposarsi con una cartomante più matura, amica di una sua infermiera in un istituto di salute mentale, dove si trova dopo aver perso i sensi, a seguito di una magistrale interpretazione del terzo concerto per pianoforte di Rachmaninoff, e oltre ai sensi, il contatto con la realtà.
I momenti più commoventi del film, secondo me, sono appunto il concerto di Rachmaninoff, in cui si vede il trionfo dell'uomo che non si vede schiacciato dalla responsabilità di essere il solista davanti a un'intera orchestra, che è lì apposta a suonare per lui, e la scoperta dei nuovi amici in un ristorante che sta per chiudere: fuori diluvia, lui si presenta letteralmente come un esule in fuga da un ospedale psichiatrico, ma appena, nonostante la riluttanza degli astanti, si siede al pianoforte e intona il volo del calabrone, quel vecchio pazzo che farnetica senza soste frasi non sempre sensate scompare, e ritorna l'artista, la sua vera natura, la sua vera anima. Un film da vedere, di un'intensità disarmante.
Al di là della verito o verosimiglianza su questo film, che racconta la vita di david Helfgott come lui stesso ritiene di averla vissuta, posso dire che è un film comunque straordinario. Esagerata o meno la cattiveria del padre, esagerata o meno la sua grande abilità io ritengo che la sceneggiatura così come è stata sviluppata sia un lavoro veramente notevole. La regia benchè sottile è sicuramente ben fatta e non cerca la facile commozione, Geoffrey Rush offre una interpretazione straordinaria, le musiche sono avvincenti. In questo film è la vita e la malattia di Helfgott a farla da padrone ma su uno sfordo di una stupenda musica classica che avvolge lo spettatore accompagnandolo per tutto il pecorso. Non si può rimanere indifferenti davanti ad una vita del genere dove il protagonista nonostante i suoi evidenti limiti riesce sempre a mettersi in evidenza. In un mondo dove la disabilità ti emargina anche Helfgott è un invincibile che è riuscito a combattere contro tutti e contro la sua malattia con tenacia e caparbietà. Un film che è anche una lezione di vita. Un film ben fatto e di grande spessore.
Consiglio vivamente a chi non ha ancora visto questa stupenda pellicola di provvedere immediatamente!
Un film che alla fine ti lascia quella deliziosa vertigine che sia ha dopo aver letto un bel libro, o ascoltato della buona musica (compresa nel film)....
Bello daavvero