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2046

Opinioni presenti: 56
Media Voto: Media Voto: 7.5 (7.5/10)

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perfetto un capolavoro

(10/10) Voto 10di 10

dalle immagini ai testi alla musica tutto curano fin nei minimi particolari



Elisa, 43 anni, Berna, svizzera (CZ).




La meraviglia

(10/10) Voto 10di 10

Film meraviglioso, leung è meraviglioso...mi ha fatto pensare molto a mastroianni...



Anna, 24 anni, Reggio calabria (RC).




Imperdibile

(10/10) Voto 10di 10

Un film per gli amanti del vero cinema d'autore. nulla da invidiare all'esspressione artistica francese prima dell'avvento del colore. parlare di un argomento come l'amore, e non ssere banale, sicuramente è un impresa non facile; 2046 entusiasmante riflessivo e a dir poco geniale tratta di amore in maniera sublime.le musiche dettano i tempi del film in maniera perfetta (grandiose) 2046: un tempo, un luogo, un libro, una stanza,un capolavoro.



Giuseppe, 33 anni, Pied. san germano (FR).




"L'amore è tutta una questione di tempismo"

(10/10) Voto 10di 10

“L’amore è tutta una questione di tempismo”, si legge in una didascalia che appare verso la fine del film. Sarebbe una presunzione pensare di spiegare fino in fondo questo straordinario film di Kar-Wai, così come sarebbe presuntuoso pensare di riuscire a spiegare con la ragione gli intricati meandri del cuore umano. Ma è forse proprio il vero amore con i suoi tempi sbagliati, destinato a perdersi perché arriva “o troppo presto o troppo tardi”, una delle possibili chiavi di lettura. Un film che, come si è più volte detto, nasce come seguito ideale di In the Mood for Love e riparte da dove quello si era interrotto, dal 1966, dalla stanza 2046 dove il protagonista aveva vissuto la sua storia d’amore (e che continua ad attirarlo attraverso le diverse donne che la abitano), dal fantasma di Su Li-zhen il cui ricordo si impone nella sua memoria come un marchio incancellabile. E’ un film sull’inconsistenza degli amori di oggi di fronte all’illusoria perfezione dell’amore passato: l’amore sensuale e prepotentemente fisico con Bai Ling, la complicità intellettuale, inespressa e assolutamente platonica con la figlia del proprietario dell’albergo, il sentimento vissuto nel ricordo di un’altra donna, sono aspetti dell’amore che tutti ci auguriamo di trovare, un giorno, riuniti in un’unica persona e che qui appaiono dolorosamente frammentati e impossibili da ricongiungere se non nel sogno, nel ricordo di qualcosa che c’era e che ora non c’è più. L’amore vero sembra essere sempre quello perduto o mai vissuto, quello che si nutre solo di ricordi e speranze, e forse, sembra dire il regista, è proprio in questa impossibilità di essere consumato, nell’impossibilità della compiutezza, che si nasconde la sua vera bellezza, il segreto della sua perfezione. Il treno è quasi una metafora del viaggio interiore, sposta le nostre passioni non vissute verso proiezioni future. Una visione da un lato pura e assoluta, dall’altro indubbiamente drastica e un pò triste che trova nel 2046 il “non-luogo” ideale dove proiettare in eterno i fantasmi del passato, dove vivere la sospensione nel mondo dei ricordi, dove ritrovare, forse, cio' che non è stato, o meglio, cio' che non sarà mai perché Su Li-zhen, alla fine, non è neppure qui. Alla fine resta un grande “orecchio” artificiale, visione moderna del buco nel tronco di In the Mood for Love, in cui nascondere i propri segreti e le parole che non si è mai riusciti a dire. Un film meno triste di quello che si potrebbe immaginare…di certo un film che va “fatto sedimentare” con calma. La fotografia, la ricerca della perfezione tecnica e la straordinaria scelta delle musiche meriterebbero un discorso a parte. Per ora è sufficiente una raccomandazione: forse non è un film per tutti ma certamente non è un film da vedere in compagnia di chiunque.



Chiara, 29 anni, Como (CO).




“L’amore è tutta una questione di tempismo”

(10/10) Voto 10di 10

“L’amore è tutta una questione di tempismo”, si legge in una didascalia che appare verso la fine del film. Sarebbe una presunzione pensare di spiegare questo straordinario film di Kar-Wai, così come sarebbe presuntuoso pensare di riuscire a spiegare con la ragione gli intricati meandri del cuore umano. Ma è forse proprio il vero amore con i suoi tempi sbagliati, destinato a perdersi perché arriva “o troppo presto o troppo tardi”, una delle possibili chiavi di lettura. Un film che, come si è più volte detto, nasce come seguito ideale di In the Mood for Love e riparte da dove quello si era interrotto, dal 1966, dalla stanza 2046 dove il protagonista aveva vissuto la sua storia d’amore (e che continua ad attirarlo attraverso le diverse donne che la abitano), dal fantasma di Su Li-zhen il cui ricordo si impone nella memoria sua come un marchio incancellabile. E’ un film sull’inconsistenza degli amori di oggi di fronte alla perfezione inviolabile dell’amore passato: l’amore sensuale e prepotentemente fisico con Bai Ling, la complicità intellettuale, inespressa e assolutamente platonica con la figlia del proprietario dell’albergo, il sentimento vissuto nel ricordo di un’altra donna, sono aspetti dell’amore che tutti ci auguriamo di trovare, un giorno, riuniti in un’unica persona e che qui appaiono dolorosamente frammentati e impossibili da ricongiungere se non nel sogno, nel ricordo di qualcosa che c’era e che ora non c’è più. L’amore vero sembra essere sempre quello perduto o mai vissuto, quello che si nutre solo di ricordi e speranze, e forse, sembra dire il regista, è proprio in questa impossibilità di essere consumato, nell’impossibilità della compiutezza, che si nasconde la sua vera bellezza, il segreto della sua perfezione. Il treno appare qui quasi una metafora del viaggio interiore, sposta le nostre passioni non vissute verso proiezioni future. Una visione da un lato pura e assoluta, dall’altro indubbiamente drastica e triste che trova nel 2046 il “non-luogo” ideale dove proiettare in eterno i fantasmi del passato, dove vivere la sospensione nel mondo dei ricordi, dove ritrovare, forse, cio' che non è stato, o meglio, cio' che non sarà mai perché Su Li-zhen, alla fine, non è neppure qui. Alla fine resta un grande “orecchio” artificiale, visione moderna del buco nel tronco di In the Mood for Love, in cui nascondere i propri segreti e le parole che non si è mai riusciti a dire. Un film meno triste di quello che si potrebbe immaginare…di certo un film che va “fatto sedimentare” con calma. La fotografia, la ricerca della perfezione tecnica e la straordinaria scelta delle musiche meriterebbero un discorso a parte. Per ora è sufficiente una raccomandazione: forse non è un film per tutti ma certamente non è un film da vedere in compagnia di chiunque.



Chiara, 29 anni, Como (CO).





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