Dopo 'In the mood for love', ci si aspettava qualcosa di altrettanto sottile, emozionante e coinvolgente, invece '2046', pur riprendendone alcune situazioni ed alcuni attori, è un lungo e pretenzioso pasticcio cinematografico.
le di per sè poco avvincenti avventure amorose di un altrettanto poco interessante protagonista, sono rese da narrazione ridondante, superaffollata da citazioni 'colte', sia cinematografiche che letterarie e musicali.
Estetismo autocompiaciuto al massimo:spreco di bellissime attrici e bei vestiti, fotografia raffinata, ma la storia e le emozioni non decollano mai, come i sentimenti modesti del personaggio principale.
Se ne esce estenuati ,con la sensazione di avere visto un vecchio film di genere degli anni '50, tutto incentrato sul clichè dell'"uomo che non deve chiedere mai".
Peccato! speriamo sia un incidente di percorso.
Molte frasi pronunciate nel film riecheggiano nella mia mente. La cosa che più ha attirato la mia attenzione(ma potrei averne conferma solo dopo una seconda e terza visione)è la particolarità dell'inquadratura che non si concede quasi mai al'intera figura ma a particolari....volti, piedi e mani che si avvicendano sulla pellicola affiancati da mezzo campo pieno. Il regista ti da la possibilità di guardare negli occhi un personaggio per volta, e uno solo....la ripetizione di momenti giocano come un effetto di deja vu un episodio già vissuto ma diverso per qualcosa nel momento della ripetizione.
Il particolare del balcone con la scritta luminosa, accesa o spenta, costruisce uno spazio senza tempo su cui si snodano momenti di vita, piccoli frammenti in seguito ai quali si ha un cambiamento.
Molto interessante anche l'uso dei cromatismi...
L'inquadratura iniziale ( che torna alla fine del film) che rievoca il buco nella corteccia dell'albero mi ha fatto pensare che tutta la storia raccontata sia il "segreto" che il regista sussurra agli spettatori, che sotto ci sia un messaggio altro un codice di immagini, suoni e parole.
ci sarebbe molto di più da scrivere e sicuramente in modo più adeguato!
Una storia triste, ma in cui siamo inevitabilmente immersi. 2046 è un mondo di ricordi o forse di desideri, o forse ancora un mondo perfetto? 2046 è tutto questo: un viaggio nel passato, nell'anima e un grande sogno.
La cura per l'immagine è maniacale, la fotografia sublime, poetica. Il mondo colorato del viaggio verso 2046 si fa spazio (e si ripresenta come un deja-wu o come un pensiero fisso) a frammenti sparsi in mezzo a una ricostruzione temporale della storia dello scrittore Chow (uno strepitoso Tony Leung) apparentemente disordinata, come un insieme di ricordi sparsi che riaffiorano pezzo per volta e vengono ripresi man mano. E' lo stesso regista a compiere il viaggio verso 2046... e a portarci con lui per farci vivere le stesse esperienze, le stesse emozioni. Talvolta le inquadrature sembrano suggerirci uno sguardo esterno che spia di nascosto. E' il nostro sguardo che partecipa a questa triste storia, ma è anche lo sguardo dello stesso protagonista su quella vita che ormai non può più cambiare e può solo riportare alla memoria per raccontarla. 2046 è il racconto di un uomo.
Bellissimo.