2046
Nel 1966, ad Hong Kong, in una piccola stanza d'albergo Chow Mo Wan (Toni Leung / Happy Togheter, In the Mood for Love) cerca di finire un romanzo di fantascienza ambientato nel 2046. Nel manoscritto l'uomo riversa i suoi ricordi, le sue passioni, le donne che ha avuto, una in particolare, Su Li Zhien (Gong Li / Sorgo Rosso, Addio mia Concubina), l'unica che abbia veramente amato, la quale abitava proprio nella stanza accanto alla sua, la 2046.
Dopo l'artistico "In the Mood for Love" Wong Kar Wai torna con una pellicola che ricorda molto la precedente, le stesse atmosfere, la stessa ambientazione e soprattutto gli stessi attori. Il cineasta, nato nel 1958 a Shangai, ha cominciato la sua carriera dirigendo nel 1988 "As Tear Goes By". Sono seguiti, poi, "Days of Being Wild" e "Ashes of time" presentato nel 1994 in anteprima mondiale al Festival del Cinema di Venezia, dove ha vinto il premio come migliore fotografia assegnato a Christopher Doyle. "Hong Kong Express" e "Fallen Angels" sono le pellicole più conosciute anche nel nostro paese.
Lasciate le vesti più scanzonate e romantiche dei primi film assistiamo ad un cambiamento di pelle da parte di Kar-Wai. Le vorticose giostre di immagini e personaggi stravaganti, anche se sempre vissuti ai margini, lasciano il posto ad un lungo messaggio intimista, introspettivo, più cinico che romantico. Magistralmente girato stando attento più ai dettagli, come se fossero proprio queste piccole cose a raccontare le storie, delicatamente riesce a raccontare la paura di amare davvero o la paura d'amare troppo. Toni Leung si anima come un ballerino multiforme in questa ricerca continua del passato, in un film curiosamente fantascientifico. L'attore riesce a passare dal killer pronto ad assassinare l'imperatore in "Hero" di Zhang Yimou al Mickey Spillane orientale di questo film con una scioltezza tipica dei grandi. Se bisogna ricercare il vero talento interpretativo ormai la scuola americana non fa più testo, oltre a Leung basti pensare anche al messicano Gael Garcìa Bernal de "La Mala Educacion" di Almodovar e ci metterei anche il Servillo de "Le conseguenze dell'Amore".
Il cinema orientale ed europeo, grazie a questi cineasti ed interpreti, sta ritrovando la propria identità e noi non possiamo far altro che trarne profitto.

Marco Massaccesi

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