Film inquietante, intrigante e, in molti tratti, raccapricciante(nel senso positivo di chi ha adorato i film di d.argento);la storia è intelligente, perchè non si delinea nel tema fisso della ricerca del maniaco omicida, ma si allarga sulla questione del persecutore di giuditta, e della malattia con visioni di ajaccio. tematiche inizialmente sconnesse (e in ciò l'idea!)ma che si riabbracciano piano piano fino a congiungersi alla fine in un unico personaggio. critiche:il poliziotto è un po' troppo solo, nella realtà non si va a caccia di serial killer da soli o in due; anche se c'è da dire che il troppo realismo puo guastare il fascino della vicenda, per cui non è cosa grave; critica maggiore è che il sospetto sul professore(unico personaggio apparentemente pulito) si accende troppo presto (almeno in me si è acceso appena l'ho visto); per ultimo, il finale è l'happy end che io personalmente non amo. però vista l'empatia con i protagonisti non avrei voluto la loro morte; quindi, ne per l'uno ne per l'altro...finale aperto tipo silenzio degli innocenti! migliori note sulla fotografia, immagini sadiche molto curate, scene del moribondo ajaccio davvero inquietanti, sequenze dove l'ombra del mitico dario regna sovrana
L'ho visto ieri...forse un po' lento. anche se la trama nn e' nuova, riesce a nn cadere nel banale come spesso succede a film del genere. ce ne sono di peggio. tutto sommato ben coordinato. ecco se dovessi dare un consiglio, lo darei a chi ama la "velocita'"...il film e' molto lento e quindi chi ama "correre" ptrebbe annoiarsi e nn riuscire ad arrivare alla fine....
Una storia interessante, ritmo, buoni attori, eccellente fotografia, cura del montaggio esito plausibile e non scontato.la lezione dei grandi dal grande alfred ad un mai abbastanza rimpianto primo dario argento: sensibilità in ogni caso europea anche se l'impianto è usa. la sensazione di deja vu è normale nell'arte, specie quella grande, spiazza di più la vacuità di certe novità che non portano assolutamente a nulla. copia chi si è esercitato non a rubare ma a cogliere sfumature e senso dal lavoro altrui. in modo perfetto locascio -e i suoi occhi neri senza fondo - rende lo smarrimento di una vita appesa al nulla, nulla che il regista propone magnificamente in una città acromatica e atonale che fa solo da cassa di risonanza a quelle emozioni dell'anima che tutti debbono o vogliono tenere nascoste. eventi dolorosi vissuti nel momento debole della vita e che questa segnano irreparabilmente: otto gli anni di chi allora diventava assassino, sedici quelli di chi perdendo se stesso diventava ispettore. ma l'uno e l'altro nella vita inseguono la possibilità di mutare il loro sguardo dal vetro della fissità nello specchio rovesciato del nulla al cristallo di una ritrovata accettabile identità. bello,dunque, non è un caso che il regista si sia affidato alla sceneggiatura di un romanzo. la letteratura, di genere o meno, è sempre forziere prezioso. il 10 ha un valore predittivo e non assoluto, naturalmente.
Il film si sviluppa forse troppo lentamente, la trama del film risulta forse scontata per quanto riguarda il movente dell'assassino, qualche colpo di scena e la cura con il quale vengono mostrare le scene del delitto, mi induce alla sufficienza, anche se il voto mi mette dubbio..
Finalmente in triller italiano fatto come si deve,si nota una certa ammirazione nei confronti di dario argento(e chi non cercherebbe di trarre spunto dal maestro dell'horror italiano?)complimenti mi ha fatto indagare fino alla fine ciaoooooooo.