Occhi di cristallo
Premettiamo: quando una pellicola è incentrata sulla caccia ad un serial killer, è frequente che ci scappi qualche forzatura nella sceneggiatura. Lo spettatore deve scendere a compromessi e, senza troppe pretese, lasciarsi guidare dai protagonisti all'interno di quelle atmosfere che più di ogni altro aspetto determinano la qualità di un thriller. Buona nel caso di "Occhi di Cristallo", secondo lungometraggio di Eros Puglielli, dove la cupa ambientazione di una città e una certa introspezione dei protagonisti donano credibilità alla vicenda.
L'ispettore Arnaldi (Luigi LoCascio) è sulle tracce di un serial killer la cui peculiarità è quella di asportare determinate parti del corpo alle proprie vittime. Come in altre pellicole di genere, parallelamente all'indagine per l'identificazione dell'assassino, si verrà a scoprire anche il passato travagliato di chi dovrebbe rappresentare il bene. Lo scopo è quello di non dare punti di riferimento allo spettatore; creare un binomio bianco-nero il cui l'equilibrio è un grigio che sporca comunque entrambe le parti. Un contrasto qui visivamente ben reso dall'ottima fotografia di Luca Coassin, avvalorato dall'attenta regia di Puglielli, che molto avrà visto di Demme e Noyce. La struttura è quella classica delle grandi produzioni statunitensi che si dipanano progressivamente verso un epilogo che "deve" essere a sorpresa. Di suo Puglielli ci mette una particolare morbosità nelle inquadrature, soprattutto quando si tratta di documentare le ferite mortali inferte alle vittime, e un certo distacco verso i suoi protagonisti.
Seppur la pellicola, tratta da "L'impagliatore" di Luca Di Fulvio, ricorra talvolta ad alcuni classici espedienti per lo sviluppo dello script, lasciando una sensazione di déjà-vu, "Occhi di cristallo" resta comunque più coinvolgente di tanti analoghi prodotti esteri. Il pathos di cui è intriso cattura facilmente l'attenzione dello spettatore tenendolo sulla corda fino all'epilogo.
Ulteriore merito va poi dato a Puglielli e alla produzione per non aver avuto timore di investire risorse ed energie in un genere, il thriller, da tempo assente in Italia, se si eccettua il caso di Alex Infascelli ed il suo particolare taglio satirico-grottesco (Almost blue, Il siero delle vanità).
Sperando che non sia solo un fuoco di paglia...

La frase: "Certi pensieri non devono essere pensati."

Andrea D'Addio

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