L'ho visto nel dvd uscito nel 2003. da vedere l'intervista a weir, interessante quasi quanto il film.
gigantesca incursione nel mistero della natura. film panteista nel senso più completo della parola se mai ce ne furono. opera d'arte dal punto di vista figurativo. uno dei 10 film più scioccanti della mia vita.
weir, questi sono capolavori, non l'attimo fuggente.....
Ho sempre amato questo bellissimo e misterioso film di weir. toccante e vibrante nell'incoscio, lento ed ipnotico, ricco di una tensione sotterranea difficilmente spiegabile a parole, una colonna sonora indimenticabile. un fascino onirico che hanno pochissimi film (vertigo di hitchcock è un altro esempio strepitoso), una gemma preziosa.
la recensione fatta più sotto da nicola è perfetta e rende perfettamente l'idea, non importa aggiungere di più!
La pellicola di weir ha il gran merito di lasciar sprofondare lo spettatore in una sorta di sogno ad occhi aperti, in un mondo che pare essere rimasto deserto da tempo immemorabile, privo di qualsiasi presenza e dominato solo da una natura meravigliosamente incontaminata. un mondo simile per certi versi affascina ma provoca anche inquietudine e insinua nello spettatore un senso di smarrimento. sensazioni cullate ed accentuate da una colonna sonora straordinaria, incantevole. terribilmente drammatica e forte la rappresentazione della direttrice del collegio, ma tutti gli attori mostrano qualità non indifferenti. originale e coraggiosa la scelta del regista di non offrire una soluzione alla scomparsa delle ragazze, il che non può far altro che accentuare nello spettatore il senso di mistero.
Il primo impatto per lo spettatore è una didascalia su sfondo nero che racconta di come, durante una gita a Hanging Rock nel giorno di S. Valentino del 1900, alcune ragazze di un severo collegio australiano siano misteriosamente scomparse. Il film vuole essere il resoconto di quello che accadde. Poi, dopo alcuni secondi di sospensione, c'è la prima inquadratura sulle imponenti rocce vulcaniche, meta della gita. Il Flauto di Pan di Gheorghe Zamphir fa da ipnotico sottofondo ai titoli di testa che scorrono lenti su volti botticelliani di candide fanciulle, su immagini di una natura delicata, su sorrisi e sguardi maliziosi (un'atmosfera un po' "flou" alla David Hamilton). C'è una magia romantica che mai ho ritrovato altrove, fatta di mussolina, di sole, di fiori secchi e visi da cherubini. Ma il film non è affatto soave come le immagini che propone. C'è una forza inquietante che agisce nell'ombra, che è perennemente in agguato; sembra quasi che il film dia voce e corpo ad un mondo occulto, allarmante, brumoso. E' l'universo dei sogni, dell'irrazionale che prende il sopravvento. Non importa più la vicenda reale, le indagini per ritrovare le scomparse passano in secondo piano, qualcosa spinge a credere che quelle giovani donne si siano trasformate in roccia, cielo, farfalle... Insomma credo che la tensione derivi proprio dall'emergere dell'ordine naturale, selvaggio, sessuato, crudo e crudele nel suo mistero su quello culturale, vittoriano, repressivo, asessuato e pieno di ipocrisie. Non è tanto il sapere che tutta quella vicenda è realmente accaduta a sconvolgere: gli eventi reali in sé non riuscirebbero mai a creare tanto scompiglio. E' sicuramente la paura dell'ignoto, dell'inspiegabile ombra misteriosa che ogni esistenza porta con sé a turbare, a creare uno strano disagio.