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Cantando dietro i paraventi

Opinioni presenti: 50
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Un piccolo grande film, una piccola grande speranza

(9/10) Voto 9di 10

Le navi da guerra imperiali erano così tante che "il mare non bastava a contenerle tutte". Per la vedova Ching ormai non c'era più scampo, tutti gli uomini del suo equipaggio si preparavano a morire da eroi. Ma ecco che dalle bocche di fuoco avversarie, invece del rombo dei cannoni si librano nel cielo tanti aquiloni colorati, simbolo di un'antichissima usanza cinese: "se accetti un gesto gentile devi gettare la spada" ... E la piratessa obbedirà, avrà l'onore delle armi e da quel momento regnerà la pace, e le donne torneranno a cantare dietro i paraventi... Non ricordo, nel cinema di questi ultimi anni, una scena così toccante e così visivamente splendida. Come splendido è questo film, ultima fatica del "maestro" Ermanno Olmi. Un film diversissimo dalle ultime opere del regista bergamasco, così leggero, così colorato (grande la fotografia del figlio Fabio), così poetico come può esserlo solo una bella favola: quella, appunto, della vedova Ching, moglie devota che diventa filibustiera in seguito all'uccisione a tradimento del marito, vitima di un complotto di corte. Questa donna minuta e apparentemente fragile scatenerà il terrore nei mari d'Oriente, costringendo addirittura l'Imperatore in persona a muoversi per fermarla. E quando ormai tutto sembra perduto, ecco il perdono, la resa, la soluzione pacifica di cui solo un monarca illuminato è capace. Un piccolo grande film, incentrato sull'idea della pace, del rifiuto delle armi, del rispetto reciproco. E splendidamente interpretato dagli attori protagonisti: la ventenne Jun Ichikawa, che nella vita normale fa la studentessa di ingegneria, e un immenso (in tutti i sensi) Bud Spencer, tenero e commovente in un ruolo finalmente importante. Olmi dice di aver scelto di raccontare questa storia perchè se avesse fatto un film contemporaneo sarebbe caduto nel ridicolo: questa è la nostra grande tristezza. Oggi tutti mostrano i muscoli, nessuno cerca la soluzione meno tragica, "se ad un popolo offri la resa, può darsi che ti venga accettata, se offri la guerra non potrai ottenere in cambio altro che la guerra". E' quantomeno singolare che a pronunciare queste parole sia un regista di settantadue anni, ancora pronto a credere in un mondo migliore. E finchè ci saranno uomini come Ermanno Olmi, ci crederemo anche noi.



Sauro, 31 anni, Chiari (BS).




Statico brillante

(8/10) Voto 8di 10

Trovo il giudizio di Silvano33 intelligente, mi associo a lui. Il film sembra una prova di stile ad opera di uno studente straordinario. La visualità tocca vertici pittorici, si potrebbe davvero trarre da ogni singola scena uno screen, e motivarci un libro di fotografìa. Che varrebbe la pena comprare. Pellicola sopraffine, che non parla la lingua dei film. Geniale, a suo modo. Daniele



Daniele, 26 anni, Ciampino (RM).




Non diciamo bischerate

(8/10) Voto 8di 10

Giungendo in questa pagina e scorrendo le opinioni di alcuni dei presenti,mi sono sentito ghiacciare per le parole usate e per l'incredebile disgusto che ho provato:come è possibile criticare e disapprovare a tal punto un film come questo?Certo una pellicola non immune da errori,ma chi non ne commette?Tuttavia un ottimo film:preciso,tragico,magnifico in alcuni passaggi,Olmi carica e alleggerisce le scene e ogni inquadratura con maestria,senso scenico,gusto,emoziona e fa pensare.Effettivamente l'assenza di ritmo penalizza in qualche parte il film,ma rimane un'ottima pellicola e un prodotto riuscito,da vedere per chi ama il cinema rispetto alla vergognose ed insignificanti produzioni che circolano. Coloro che lo criticano così duramente:1)non capiscono niente di cinema,troppo congestionati,evidentemente,dalle schifezze televisive o dai film da Oscar;2)Preferire Neri Parenti a Olmi è roba da lasciare senza parole,va bene che ognuno ha i suoi gusti e le sue opinioni per quanto assurede e prive di fondamento(c'è ad esempio chi ancora crede che la marijuna sia più pericolosa dell'alcool)ma sparale così grosse mi pare troppo,certo se uno ritiene le commediucole Boldi&De Sica il massimo del divertimento,deve andare a vedere solo quello e non film veri come Cantando dietro i paraventi



Ferruccio, 27 anni, Firenze.




La speranza contro le falsità edl potere.

(9/10) Voto 9di 10

Fotografia adeguata, colori tenui, silenzi, ritmi e atmosfere da favola sono il contorno per una metafora sul potere che si alimenta con inganni, ipocrisia, falsa rispettabilità. in parallelo un messaggio di profonda speranza, di perdono, di visione della pace



Vincenzo, 51 anni, Genova (GE).




Finalmente un film di rara bellezza

(9/10) Voto 9di 10

Prima di tutto occorrerebbe distinguere, perdonatemi, fra spettatori incompetenti e maleducati (perché, spesso giovani, non conoscono probabilmente nulla di cinema in quanto arte) e spettatori colti, competenti ed ovviamente educati o comunque persone sensibili che sanno apprezzare i rari momenti di poesia che il cinema di oggi offre. Ciò premesso (il che porterebbe, eliminando la prima categoria, ad elevare il voto medio a circa 8 e mezzo), la mia opinione è che finalmente, da tantissimo tempo, ho avuto la fortuna di vedere un'autentica opera d'arte, di bellezza rarefatta e sublime, sotto tutti i punti di vista: anzitutto filmico, per la maestria dell'intreccio fra storia raccontata e filtro teatrale che a sua volta è un luogo ambivalente (teatro-bordello) in cui un terzo personaggio dei giorni nostri capita per errore (il giovane in cerca del congresso sulla cosmologia) e, per quanto voglia sfuggire, rimane, rapito dalla sensualità e dalla magia che lentamente lo cattura; in secondo luogo, dal punto di vista della storia vera, che, per quanto riguardi scorribande piratesche che ben si presterebbero ad immagini forti, fa intuire tutto quello che c'è da intuire ma da lontano, come se noi stessi fossimo spettatori nascosti dietro i paraventi del titolo. A proposito dell'assenza di immagini violente o sanguinolente (e quindi in certo modo "vere") che anche certa parte della critica ha contestato, chissà quanti fra gli spettatori hanno mai visto il primo film di Spielberg, il fantastico Duel (tutt'altro genere, s'intende), che era un apologo sulla violenza in cui la violenza, per l'appunto, è solo incombente ? Per finire, l'unica cosa che non condivido con alcuni estimatori di questo film è la valutazione che essi danno del precedente Mestiere delle armi (per me, un autentico polpettone soporifero, quello sì un film di una lentezza e teatralità, in senso deteriore, fuori dell'ordinario), mentre direi che sono veramente stupito (ma favorevolmente) del fatto che, per una volta almeno, si sia mescolata fra noi spettatori nientemeno che ... l'attrice protagonista dello stesso film, che mi ha permesso di carpire segreti della lavorazione del film altrimenti difficilmente conoscibili. A Lei ed al Maestro Olmi i miei complimenti ed un sincero grazie !



Gatti, 47 anni, Genova (GE).





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