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Deep in the woods - In fondo al bosco

Opinioni presenti: 27
Media Voto: Media Voto: 2.5 (2.5/10)

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Finalmente un'opera!!

(10/10) Voto 10di 10

Erano anni che non appariva sulla scena filmografica mondiale un'opera d'arte di questo livello e, per il solo fatto di esserlo, non è, ripeto non e', alla portata di tutti purtroppo. siamo di fronte all'opera in assoluto!! (d'altronde non a tutti piacciono le ostriche!!!!) gigi



Luigi, 50 anni, Avezzano (AQ).




Vero cinema

(8/10) Voto 8di 10

Ovviamente rispetto l'opinione di tutti, ma non capisco comunque come si possa dare una stella al capolavoro in questione. Slasher ultra-visionario, con una perfetta colonna sonora sempre adatta alle situazioni (sia in quelle drammatiche che in quelle di tensione). Azzeccatissimo il paragone con un altro grande film (Deliria), come osservato da qualcuno. Qui tuttavia non ci si limita ai canoni del genere, osserviamo anzi una psicologia notevole nell'assassino, sebbene il tutto si riveli solo nel finale. Impossibile provare odio nei confronti dello psicopatico in questione, nonostante la sua furia omicida. Il resto dei personaggi non sono particolarmente importanti, nel senso che il film si concentra molto più sulla morbosità e sulla surrealità che non nella descrizione degli stessi. Lo splatter è ridotto all'osso, eppure, nonostante ciò sia strano per un film del genere, la cosa non dà il minimo problema: qui ciò che deve emergere è altro. Perfetto il bambino nel suo ruolo, e notevoli i continui cambi di fronte che rendono difficile l'identificazione dell'assassino. A seconda della scena avrebbe potuto essere chiunque. Gli attori tutti più o meno buoni, comunque perfetti nel loro ruolo "secondario" (uso questo termine in quanto, torno a ripetere, l'importante è l'atmosfera). Unica pecca: con un film così visionario ci si sarebbe aspettati un finale dello stesso tipo, più combattuto e dai toni più morbosi. Ma non voglio andare a cercare il pelo nell'uovo, dopotutto non è così comune trovarsi davanti a film di questo livello. Un film estremamente raffinato e di classe, adatto a pochi. Questa è arte!



Reaper, 20 anni, Monza.




ATTENTI AL LUPO

(8/10) Voto 8di 10

Visionario con quel richiamo a cappuccetto rosso e con quella giusta dose di violenza dai risvolti salvifichi che ogni bella favola dovrebbe avere,in questo film c'è anche un bambino.Un bambino che si infilza la mano con una forchetta durante la festa del suo compleanno:la fanciullezza non ha più quella purezza che distingue i primi anni di vita e le prime esperienze dall'età adulta,ma può essere raggiunta tramite la macerazione della carne,il sacrificio.E'quel bambino silenzioso e autolesionista il cappuccetto rosso della vicenda?Forse...o forse è il lupo cattivo stesso,con quella maschera che cela la sua identità e che alla fine svela una personalità più forte,l'adulto,che sovrasta quella più debole,il fanciullo.Qui si parla del tema antico,ma mai risaputo,della lotta tra bene e male,tra innocenza e perdizione intesa come perdita di una parte di noi stessi senza la quale è impossibile trovare un'equilibrio,senza la quale si possono commettere atroci delitti sperando che sia l'unico modo per riappropriarsene.Qui entra in gioco appunto la già menzionata potenza salvifica dell'atto violento.Quindi è il lupo cattivo il vero cappuccetto rosso della vicenda:il fanciullo che non è stato tanto consumato dall'avanzare del tempo quanto che si è perduto in un bosco più grande di lui.Alla fine la vera vittima è l'assassino che perisce nella manifestazione purificatrice più estrema(il fuoco) mentre il bambino,quasi in maniera impercettibile e con quella cicatrice sulla mano,sembra quasi sorridere.Che abbia trovato l'uscita dal bosco prima ancora di perdersi?



Nicola, 22 anni, Arezzo.




Chi ha ucciso il lupo cattivo?

(8/10) Voto 8di 10

Insolito thriller francese che adatta la favola di cappuccetto rosso in rilettura thriller. Il regista inserisce dei tocchi grotteschi e lo spettacolo ne trae giovamento. Un eccentrica visione,da non perdere.



Walter jr, 26 anni, Carpi (MO).




niente di nuovo nel cinema horror

(6/10) Voto 6di 10

L’aspetto più curioso del film di delplanque è sicuramente la storia del suo percorso distributivo. deep in the woods esce, infatti, prima in francia nel lontano 2000 e, passato praticamente inosservato in patria, è riscoperto solo nell’autunno del 2001 in occasione del lancio sul mercato americano della versione dvd (commentata dal guru dell’horror bryan yuzna). e così, tra i due schieramenti opposti di chi ha esaltato il look accattivante e di chi invece ha criticato la mancanza d’originalità, è giunto infine in italia, il paese che forse più d’ogni altro è chiamato a pronunciare il verdetto definitivo sull’opera di delplanque. non tanto perché l’italia sia un paese di grande pubblico e grandi critici, quanto piuttosto perché deep in the woods è un giallo nella migliore tradizione del thriller all’italiana dei grandi (per il nostro cinema) anni ’70. un maniaco stupratore e omicida si è rifugiato nei boschi che circondano un’immensa villa, all’interno della quale cinque ignari giovani attori stanno rappresentando una versione “disinibita” di cappuccetto rosso alla presenza di un iracondo barone e del suo disturbato figlioletto. durante un’unica notte di terrore i giovani attori, uno dopo l’altro, troveranno una morte orrenda, fino allo svelamento finale. la trama di deep in the woods è tutta qui. il discorso sulle forme e i contenuti invece è un po’ più complesso. se la rielaborazione della favola di cappuccetto rosso in chiave orrorifica ed erotica non è certo originale (era già palese in in compagnia dei lupi di neil jordan), e se la sceneggiatura prende ampiamente spunto dall’esordio di michele soavi (deliria), delplanque cerca di confondere le acque sovrapponendo il discorso sulla falsità dell’apparenza nei rapporti umani con quello sul contenuto violento della pratica del vedere. purtroppo nonostante delplanque si sforzi d’essere originale non riesce nell’intento di aggiungere una boccata d’aria fresca ai temi tipici del genere, smarrendo i pochi spunti originali del testo in una drammaturgia che si fa via via più confusa e frammentaria, che lascia volentieri perdere la coerenza della scrittura per mettersi al servizio della spettacolarizzazione delle scene di omicidio. il risultato è una storia dell’orrore convenzionale e prevedibile, che se dal punto di vista dei contenuti si preoccupa solamente di fornire un’adeguata atmosfera e può contare sulle accattivanti ambientazioni, dal punto di vista delle forme punta decisamente sulla bravura tecnica del giovane regista francese. delplanque dimostra una buona mano e riesce a regalarci alcuni momenti di vero brivido (la scena iniziale), anche se la scelta di rifarsi continuamente ai grandi film della tradizione horror, con il rifacimento palese di alcune scene storiche come l’omicidio nel bagno (tra psyco e profondo rosso), e la corsa nel bosco di notte (the blair witch project, evil dead) rende lo stile del francese meno ironico e originale di quello che avrebbe potuto essere.massimiliano troni



Massimiliano, 28 anni, Milano.





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