Sarebbe inutile fare paragoni con il il primo episodio che Vincenzo Natali aveva sfornato con 2 lire (letteralmente) e con idee estetiche e di contenuto coraggiose e ben ricamate.
Quì la metafora esistenziale si perde un po' per fare spazio ad una narrazione votata allo sviluppo dei colpi di scena (curiosi ed efficaci) e dei personaggi che non sempre sono ciò sembrano; il tutto per completare, un passo alla volta, le tessere dello stesso mosaico del film precedente (un mosaico che deve svelare quesiti non da poco: Dove siamo, Come ci siamo arrivati e soprattutto Perchè).
L'idea della 4° dimensione viene spremuta il più possibile con trovate non disprezzabili (gli incontri con gli alter ego, l'inevitabile implosione conclusiva).
Niente di nuovo, insomma, ma l'idea di ripetere quasi alla lettera lo schema narrativo del primo film dà a "Hypercube" un alone tipico degli slasher movie... e non manca neppure il finale aperto a un possibile sequel.
Film che a mio parere tradirà le buone aspettative di chi ha avuto modo in precedenza di vedere "il cubo", e giunto in sala si aspetta un seguito al film che tanto gli era piaciuto e lo aveva appassionato.
hypercube ricalca goffamente le orme del precedente film, la trama è praticamente uguale, anche i personaggi sono in linea con quelli vecchi (un pazzo con manie di leadership,un peso morto da portarsi appresso,una sclerotica che sostituisce il caro ragazzo autistico che c'era sul cubo 1,i progettisti di alcune parti della struttura dell'hypercube, ecc ecc) anche se questa volta sono molto tristi e tante volte ci viene voglia di ucciderli con le nostre mani.
una su tutti la vecchina sclerotica,che è davvero una mina vagante, mette più angoscia e infonde più disagio lei piuttosto che il cubo stesso,vederla recitare e sentirla parlare (come anche la quasi totalità degli altri personaggi che si ritrovano all'interno dell'hypercube) fa tesoro allo spettatore di quanto sia importante il silenzio in certe situazioni.
non parliamo poi della conformazione delle stanze, delle trappole e dei marchingegni che si incontrano ... questa volta tutte le pareti e le stanze sono uguali: interamente bianche! orrore! e le trappole, i marchingegni che ci si aspetta di vedere in maniera maggiore e sempre più stupefacenti.... dove sono?!?!
di innovativo nell'hypercube non c'e' nulla di nulla, a parte che questa volta troviamo uno pseudo-finale che spiega qualche perchè...
senza aggiungere altro si può solo dire che questo finale comunque aiuta nello stilare il giudizio complessivo del film che è:
film triste e a sprazi malinconico, finale non solo pessimo, ma anche scontato.
C'è poco da dire, l'ennesima riprova di come quasi sempre i sequel rovinano un grande film ed un'idea originale...chi ha visto il cubo uno la penserà sicuramente come me, chi invece ha visto solo il due come credo "giuseppe 20 anni" si esalti pure per sta schifezza...
E' possibile modificare le dimensioni spazio-temporali?
é possibile cambiare il corso del nostro destino in relazione ad altre realtà parallele?
esiste una figura della fisica quantista dal nome di ipercubo?
era così necessario dare un seguito ad un film che traeva unico vanto dalla sua originalità, generando una specie di insignificante b-movie?
tutti dubbi che il film in questione solleva nel pubblico, senza però riuscire ad eludere il vero fine per il quale è stato concepito: dimostrare che è fisicamente possibile condensare il vuoto in una pellicola cinematografica.
per la cronaca, un gruppo di persone di varia estrazione sociale vaga all'interno di stanze tipo space shuttle, non si capisce bene cosa succede finchè non si inizia a parlare di fisica quantistica e di formule matematiche (non si capisce un cavolo lo stesso, ma almeno si parla di qualcosa); poi la gente inizia a morire inghiottita da costruzioni geometriche volanti. (geniale...)
si iniziano a farneticare frasi sconfusionate sullo spazio-tempo e sulla possibilità di essere tutti coinvolti in un insensato esperimento ad opera di un hacker, hacker che poi si scopre essere una di loro. (per renderla meno prevedibile è donna, cieca e di colore).
poi il niente; la struttura collassa nel niente, insieme al film, alla protagonista e ai soldi che abbiamo pagato per il biglietto sperando in un esilarante b-movie.
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(6/10)
