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Dolls - Marionette

Opinioni presenti: 51
Media Voto: Media Voto: 8.5 (8.5/10)

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Certo non è un film per tutti...

(10/10) Voto 10di 10

Accolgo la simpatica "provocazione" di Salvi. Devo ammettere che metà platea sonnecchiava, bisbigliava, esclamava preoccupata: "Ma che razza di film è questo!" E' un film per palati raffinati ed estetizzanti. Salvi mi insegna che da sempre la cultura giapponese coniuga amore e morte, passione e sacrificio del sé. E' una cultura basata sull'impermanenza della felicità. Basti pensare al "culto" della fioritura dei ciliegi. La bellezza, quindi, è di per sé caduca. Un ulteriore tema è la dignità del perdente e della sconfitta, che si sublima nell'atto estremo. Il doppio suicidio degli amanti, shinju (lett. il fondo del cuore, è il gesto che simbolizza meglio l'impossibilità dell'amore. E poi un altro tema mi sembra essere il conflitto esistente tra una tradizione culturale così antica e la volgarità della modernità che ha tanto attecchito nel paese del sol levante. Salvi mi dirà, e a noi? Questo è certo il film più nipponico di Kitano ma anche lo spettatore occidentale può apprezzare una ricerca estetica così puntuale che si oppone al cinismo e alla superficialità dell'epoca in cui viviamo. L'amore sopra ogni cosa, o no?



Mariella, 40 anni, Pioltello (MI).




poesia vs luoghi comuni

(10/10) Voto 10di 10

Francamente, non sono in accordo con l'opinione data sul film da Salvi, tantomeno con le opinioni da lui seminate sulle presunte emozioni storiche ed attuali del Giappone e dei giapponesi. I riferimenti filmici sono al miglior Kurosawa ed a Kieslowski. Chi ha amato la Trilogia del regista polacco non potrà fare a meno di sentirsi a suo agio nelle trame fotografiche e della storia. Un film che riapre le porte delle emozioni, altro che autismo evocato da Salvi. Lo consiglio (il film, non il Salvi) a chi lascia fuori dal cinema il bagaglio dei luoghi comuni.



Bartolo, 40 anni, Napoli (NA).




L'opinione di Corrado Iannucci

(8/10) Voto 8di 10

Sintesi: 3 storie d’amore, ambientate nel Giappone d’oggi: una coppia di giovani, un vecchio yazuca (mafioso giapponese), un fan di una famosa cantante pop. Storie struggenti, ai limiti dell’impossibile. Giudizio: 8. Il film è puro. Esteticamente perfetto. Le storie attraggono, commuovono e lasciano stupiti. Amori disperati, ai limiti dell’inverosimile, costellati di morte ma assolutamente perfetti, lucenti, esemplari. Limpidi. Un bel piantarello di tristezza e felicità è assicurato. Il biglietto è ripagato già dai primi 5 minuti: viene ripresa una rappresentazione di marionette giapponesi che fa veramente paura per quanto rasenta la perfezione teatrale e la somiglianza con i movimenti umani. Non da ultimo, sono ripresi alcuni paesaggi mozzafiato: capisco perchè Van Gogh e Klimt amavano l’arte giapponese!!! 10 e lode all’attrice giapponese impazzita d’amore. Consigliato a: i puristi del cinema.



Corrado, 36 anni, Velletri (RM).




Grande

(10/10) Voto 10di 10

Bellissimo film in cui si manifesta il rapporto inscindibile tra amore, morte e fato L’amore estremizzato impera, fa tornare sui suoi passi un uomo che abbandona la sua donna per un’altra più ricca, riesce a dare un senso (anche se tardivo) alla vita di un vecchio yakuza, spinge ad un gesto estremo un uomo che si acceca pur di essere accettato da una giovane pop-star sfigurata, incapace di accettarsi e di essere vista in quello stato. Ma la morte è sempre li, ti sta accanto, ed è proprio in un momento “sovrastorico” come quello che l’amore riesce a creare -un momento in cui l’uomo è libero dai “fatti” del mondo, libero di bearsi del suo proprio amore-, che i personaggi di Kitano restano indifesi dalle insidie del mondo ed entrano a far parte dei piani della morte. E il fato? Si, per Kitano esiste come testimoniano le immagini finali del film, in cui la “fine” dei due amanti è metaforicamente gestita dai due marionettisti, ma esso il fato, per determinarsi, deve sempre aspettare che l’amore si compia.



Massimo, 35 anni, Catania (CT).




elegante e disperato

(8/10) Voto 8di 10

Immagini splendide, dialoghi rarefatti, solitudini che si incrociano, l'amore come dedizione estrema; forse le storie ci possono apparire incomprensibili e irritanti. Vorremmo che i personaggi uscissero dalla loro passività autolesionista e ci dessero un messaggio di speranza. Ma, credo che la forza del film stia proprio nella sua assolutezza, nel dirci, senza retorica, quanto le leggi della vita e dell'amore possano essere spietate nei confronti delle creature più fragili.



Paolo, 34 anni, Bologna (BO).





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