Dolls - Marionette
Va bene che il Giappone ha sofferto, con il lancio delle bombe atomiche, una delle più grandi tragedie del nostro tempo, va bene che la cultura orientale tende a mortificarsi e va anche bene che i giapponesi abbiano una spiritualità diversa dalla nostra, ma francamente trovo una risposta alle loro repressioni psicologiche proprio nei film di Kitano (L'Estate di Kikujiro). Basta! La felicità come un attimo effimero che finisce nell'istante in cui inizia, un triste fato costantemente aleggiante sui protagonisti e poi... la morte.
Kitano insiste sul triangolo onore, amore, dovere. Tre concetti indissolubilmente legati che spingono i protagonisti ad azioni estreme, stravolgendo il senso dell'amore da sentimento sublime ad insostenibile fardello. A questo punto viva l'autodistruzione de La Signora della Porta Accanto di Truffaut, che, seppur ugualmente disperata e definitiva, risulta almeno comprensibile.

Come marionette del teatro Bunkaru, i protagonisti sembrano non avere una mente propria, ma lasciarsi guidare, alla stregua di "pupi" siciliani, dagli eventi. Tre storie di assurda follia: i due amanti che, ormai autistici, camminano senza meta legati tra loro da una corda, incontrano nel loro silenzioso viaggio altre anime perdute: la star Haruna, sfigurata da un incidente che si rifiuta di vivere tra la gente ed il suo inossidabile fan che pur di starle accanto è disposto a sacrificare se stesso, e la passione di due anziani personaggi che hanno atteso tutta la vita il momento di condividere un semplice pranzo.

Questi semplici momenti vengono incorniciati da una splendida fotografia, dominata dai toni del rosso autunnale, ma mortificati dall'immensa dilatazione dell'attimo enfatizzata dall'ossessivo accompagnamento musicale che ripete, in un costante crescendo, il medesimo lentissimo accordo.
Non si può non pensare ad un'altrettanto struggente storia di Berardi, raccontata dalle immagini di Milazzo (Tom's Bar) dove protagonisti simili riescono ad incantare, anziché assopire.
La violenza psicologica a cui ci sottopone il regista ha finalmente termine, insieme alle pene dei suoi protagonisti, dopo due lunghissime ore alla fine delle quali siamo felici di prendere una generosa boccata d'aria ringraziando Dio di non essere nati nel Giappone di Kitano.

La chicca: l'incidente della pop star, Haruna, riprende la dinamica di quello di Lady D.

Curiosità: il teatro "bunkaru" risale al Giappone del XVI secolo e mette in scena, attraverso le marionette (ognuna con tre manovratori), drammi di vario tipo, dei quali Monzaemon Chikamatsu è stato il massimo esponente. Come tutte le forme d'arte di questo tipo, sta attraversando un periodo di difficoltà dovuto alla mancanza di ricambio da parte delle giovani leve.

Indicazioni:
Dedicato ai fans di Hana Bi, e solo a quelli.

Valerio Salvi

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