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Il comandante e la cicogna

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Viva Gariibaldi

(7/10) Voto 7di 10

Film piacevole recitato bene, con una storia originale. Unica nota stonata recitazione e personaggio della Gerini. Senza il film non perdeva nulla.... anzi. Molto azzeccato il "dar voce" al monumento di Garibaldi.



Sergio, 46 anni, Firenzw (FI).




Il punto più basso della carriera di Soldini

(2/10) Voto 2di 10

Il punto più basso della carriera di Soldini, in passato autore di bellissime pellicole. Un film che dopo mezz'ora gira a vuoto, uguale a decine di altri, un concentrato dei cliché più abusati da un certo settore del cinema italiano degli ultimi anni: le storie personali che si intrecciano, i personaggi eccentrici e surreali, gli animali come via di fuga dall'asfissiante routine quotidiana, il tocco internazional-etnico del collega cinese. E poi che barba vedere sempre gli stessi attori: Mastandrea riesce sempre a rendere abbastanza convincenti i suoi ruoli, ma i personaggi di Zingaretti e Battiston (pur bravissimi in altri contesti) non sono altro che macchiette stucchevoli e poco credibili. Perché il cinema italiano non riesce a guardare più in là del suo ombelico? Perché in Italia non si fanno film grandiosi come Argo, per citare un esempio fra i più recenti?



Michele, 37 anni, Milano (MI).




e se l'Italia fosse rimasta in mano agli austriaci

(6/10) Voto 6di 10

Tante volte ho sentito le classiche chiacchere da bar che dicevano “Se Garibaldi si fosse fatto gli affari suoi…..”, secondo me queste chiacchere le ha sentite anche Soldini e ne ha fatto l’inizio del suo ultimo film. In questo caso la statua di Giuseppe Garibaldi dall’alto della sua visuale periferica osserva attonito e impotente quell’Italia che ha unito, e si chiede se non erano meglio gli austriaci. Da questa premessa parte “Il comandante e la cicogna” una sorta di girotondo di anime strane ed estranee a quello che è il livello medio morale dei nostri tempi. Abbiamo Valerio Mastandrea un idraulico campano vedovo con due figli con qualche problemino sociale (la figlia grande è finita su Internet con un video osè messo dall’ex e il piccolo dedica la propria vita all’amicizia con una cicogna) e un fantasma della moglie che viene a fare visita di notte per discutere di equilibri familiari; Alba Rohrwacher artista in bolletta che si trova ingaggiata da un avvocato truffaldino a fare la sua personale parete sistina e Bebbe Battiston, il suo padrone di casa, una persona che ha avuto la fortuna di non lavorare da 9 anni che parla ad aforismi e ha un proprio codice morale. Questo surreale affresco umano si incontrerà, interragirà e si confronterà davanti allo sguardo e al giudizio degli uomini che hanno dato lustro l’Italia soprattutto da un punto di vista culturale (le statue parlanti ma di più pensanti di Garibaldi, Leopardi e Michelangelo sono il vero punto di forza del film). Silvio Soldini ritorna alla commedia dopo aver trattato le difficoltà di vivere nel nostro Paese nei più drammatici Giorni e Nuvole e Cosa voglio di più, ma se negli intenti il film ha una sua nobiltà di fondo è nella messa in scena che il film latita. In alcuni tratti il grottesco rischia sempre di cadere nel macchiettisco e il far interpretare a ogni personaggio un proprio dialetto (con l’intento di rappresentare il federalismo d’attore) non mi è sembrata una scelta felice. Non reputo Il comandante e la cicogna un film brutto (anzi si lascia ben vedere) ma un film innoquo come una pistola che spara a salve. Rispetto alla commedia italiana di stampo classico che con la scusa di una carezza ti dava uno schiaffo qui mi sembra più l’incontrario nonostante il finale non proprio consolante al bar. Da osservare, in parallelo con l’ultimo film di Virzì, la necessità dei nostri autori di dimostrare che, nonostante la merda sociale e politica che ci circondi, al mondo di persone belle dentro e fuori ci sono….a mio modesto parere c’è più riuscito a far arrivare il messaggio il regista toscano…. Voto 6



diomede917, 42 anni, Rho.




il film piace ma non convince

(6/10) Voto 6di 10

Silvio Soldini, dopo due film intensi e realistici (Giorni e nuvole e Cosa voglio di più) ci ripropone una commedia un po’ favola un po’ fantasia un po’ di costume, tesa a ritrovare la leggerezza poetica di Pane e tulipani. Ma i tempi sono cambiati e i problemi si sono addensati nel nostro paese e il regista sente anche il bisogno di mettere l’Italia sul banco degli imputati, facendola giudicare da magistrati eccellenti. Essi sono Garibaldi il comandante, Leopardi il poeta e Leonardo, l’artista a tutto campo. I grandi del passato sotto forma di statue commentano lo stato del paese e il più colpito dalle sue condizioni appare l’Eroe dei due mondi che dal suo piedistallo si duole nel vedere i suoi sogni infranti. Questo parlare tra statue avviene in una città che il regista connota chiaramente solo alla fine, per far intendere che il suo discorso riguarda tutti noi e non una sola località o regione. A sottolineare tale concetto serve anche l’uso di dialetti diversi in bocca ai suoi personaggi. E vediamoli più da vicino. Valerio Mastandrea dà vita, con la solita miscela di razionalità ed emozione, a un personaggio tra i principali dal film, che ha andamento corale, quasi da music-hall. Leo è un idraulico onesto lavoratore; è vedovo e ha due figli che gli danno molti problemi. Accanto a lui, nel ruolo del fantasma, Cluadia Gerini, la moglie morta che la notte ricompare per aiutarlo ad alleggerire le vicende in cui lo coinvolgono entrambi i ragazzi. Tra i due adolescenti, la figura più simpatica è quella del maschio, svogliato e sognatore, tutto bicicletta e verde, che ha come amica una cicogna, l’unica che con un batter d’ali sa sollevarsi al di sopra delle miserie quotidiane. Oltre alla cicogna, amico del ragazzetto diventerà uno strano e un po’ ambiguo personaggio, Omazio (Giuseppe Battiston), una specie di difensore civico, che ha perso il lavoro e campa affittando un appartamento a Diana (Alba Rohrwacher), un’artista giovane, un po’ folle e squattrinata. Per varie vie si troverà a conoscere Leo e ad innamorarsi, ricambiata, di lui. C’è poi la figlia maggiore dell’idraulico in preda alle sue tempeste ormonali e ad un pasticcio per il quale il genitore dovrà cercare l’aiuto di un avvocato. A dar corpo a questo personaggio gustoso, anche se un po’ caricato, Luca Zingaretti, contornato da orribili clienti dell’alta finanza. Alla fine per i nostri protagonisti la favola si conclude con il dovuto trionfo del bene sul male. Questa opera di Soldini però, nonostante la vivacità dei personaggi, mi è apparsa scarsamente convincente. Gli espedienti fantastici non riescono a fondersi in un impasto di contenuti sentiti e partecipati. Un’occasione mancata per un autore di commedie che poteva svecchiare il genere ed esprimere maggior forza capace di coinvolgere davvero lo spettatore.



olga di comite, 67 anni, perugia (PG).





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