Da meridionale trovo in questo film un realismo agghiacciante. Fa venire la pelle d'oca. La gente vive e si abitua alla bruttezza delle cose in maniera sorprendente. Assolutamente da vedere e rivedere tante volte perché ad ogni visione si colgono sempre nuovi dettagli.
Mi aspettavo di più dall'opera prima di Alice Rohwacher (sorella di Alba) "Corpo celeste", ma il film non mi ha soddisfatto. Ha tutti i difetti dell'opera prima dal compiacimento di una fotografia che sfiora il virtuosismo, all'ansia di dire troppe cose (ed alla fin fine di non riuscire a dire nemmeno una...). Cosa vuol dire il film, al di là di una pesante polemica anticlericale (paradossalmente la figura del segretario del vescovo, in scena per un paio di minuti dà l'unico messaggio chiaro del film) non è detto in maniera esauriente. La commistione tra Chiesa e politica, il pensare di rinnovare la religione puntando sulla forma e non sulla sostanza (inseguendo il velinismo da discoteca, usando audiovisivi e role playing...), l'abissale differenza tra la Svizzera e la Calabria (ma una Calabria tutta discariche ed abitazioni abusive, ben lontana da ogni velleità turistica o promozionale), la solitudine dei giovanissimi lasciati senza un appoggio nel momento del passaggio ad un'altra età (significativo il fatto che Marta viva "da sola" e praticamente senza preparazione sia la cresima sia il menarca...) sono raccontati in maniera poco incisiva. Da standing ovation l'interpretazione della piccola Yle Vianello. Ne sentiremo ancora parlare, se, come mi auguro, vorrà intraprendere la carriera di attrice.
Trailer italiano (it) per L'ultima volta che siamo stati bambini (2023), un film di Claudio Bisio con Alessio Di Domenicoantonio, Vincenzo Sebastiani, Carlotta De Leonardis.