La filmografia corrente, specialmente quella ameriacana, ci ha abituati ad una forma cinematografica equivalente a quella che in letteratura si chiama prosa. In alcuni casi di livello stratosferico, ma pur sempre prosa; invece qui si parla di poesia che, come in letteratura, è più difficile da capire della prosa e richiede formazione e sensibilità, non voglio dire superiori, ma speciali o se preferite specifiche. Ma credo che la maggior parte delle critiche a questo film, presenti anche in questo sito, vengano da parte di chi non tollera nessun tipo di deviazione dalla dottrina imposta dalla sacra romana chiesa. Io che non sono di nessuna chiesa e amo la poesia l'ho trovato di una bellezza eccezionale, anche se capisco che chi è più giovane di mè faccia fatica a cogliere alcuni riferimenti, come per esempio quelli musicali.
Beh non sarei così negativo nel giudicare questo film, probabilmente dal Maestro ci si aspettava qualcosa di più è indubbio. La parabola francescana del ns professore e filosofo (a proposito, a parte il doppiaggio, non è stato così disastroso Degan)con il rinnegamento della propria cultura e il ribaltamento dei dogmi del cristianesimo è molto affascinante anche se sa di già visto. Purtroppo, per avere un ottimo prodotto cinematografico bisognerebbe avere un'ottima produzione, un montaggio come si deve e una serie di interpreti di significativo spessore narrativo e invece in Centochiodi direi che il risultato di tutto ciò è in parte deludente.Avendo visto il successivo Terra Madre direi che qui il Maestro si è un po' preparato la strada per sbarcare a tout-court nel mondo dei documentari infatti sono ottime le riprese del Po e di tutta la sua "ruralità"; per questo il mio voto è un 6, di stima.
Nel commentare questo lavoro di Olmi mi sembra ci sia un pò di superficialità. Non si può dichiarare che Olmi si scaglia contro i libri, la lettura, la cultura. E' veramente una visione desolantemente semplicistica. Mi sembra evidente il messaggio, a mio avviso illuminante, dell'opera: tutta la sapienza del mondo, per quanto importante, se rimane fine a se stessa, se ci fa perdere dentro noi stessi, se ci fa perdere il rapporto con gli altri, risulta divenire inutile o persino dannosa. Per trovare il senso autentico della vita e della fede non si può prescindere dai rapporti umani, dal calore, dalla solidarietà, dall'amore. E in tutto questo sono spesso i semplici (non i "semplicioni" come giustamente il regista tiene a sottolineare)ad insegnarci moltissimo, a cominciare dal rapporto con la natura, con "ciò che regola la vita". Quanto abbiamo da apprendere dalla civiltà contadina?
il film è semplicemente brutto, antiestetico.. Peccato perchè le tematiche affrontate sono affascinanti. La cosa più fastidiosa è stata assistere agli applausi dei presenti in sala. Applausi solo perchè il film è di Olmi. Se fosse stato di un Tizio Sempronio qualunque avrebbero tirato le uova marce contro lo schermo.
questo film ha la pretesa di essere un film filosofico, riflessivo e impegnato, i risultati però sono veramente scarsi sia perchè le idee propugnate non sono assolutamente condivisibili sia per la superficialità con cui viene descritto il protagonista.
il protagonista è un professore universitario che di punto in bianco decide di lasciarsi tutto alle spalle e di vivere come un san francesco in un paesino di gente semplice. il film però spiega superficialmente i motivi di questa scelta dando la colpa ai libri, ciò ci induce a pensare che il protagonista prima facesse una vita di studi isolato dal mondo ma se è così che cosa ci faceva con una bmw fiammante e con una carta di credito piena di soldi? nel suo viaggio finge di essere san francesco gettando via i suoi beni, stranamente però la carta di credito se la tiene insieme ai contanti che poi gli serviranno per comprarsi da mangiare ogni giorno, troppo comodo così.
durante il film il protagonista non ha niente da dire fino alla fine in cui ha un diverbio col religioso dell'univerisità in cui espone la sua teoria ribelle secondo la quale sarebbero i libri il male del mondo, teoria che non sta in piedi sia da un punto di vista universale che su quello personale perchè come ho detto prima non ci sono prove che i libri abbiano rovinato la vita del personaggio interpretato da raz degan di cui si sa troppo poco della vita passata.
nel mondo moderno ambientazione del film l'accusa ai libri non ha senso sia per quanto riguarda i libri come sapere, dato che ognuno è libero di avere idee proprie e di aderire a quelle contenute nei libri che ritiene condivisibili, sia come racconto dato che senza i libri pure la conoscenza della storia di gesù non sarebbe arrivata fino ad oggi.