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Lettere da Iwo Jima

Opinioni presenti: 24
Media Voto: Media Voto: 8.5 (8.5/10)

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bello ma...

(7/10) Voto 7di 10

non ho ancora visto flags of our father ma questo film è ben fatto ma non mi ha preso emozionalmente parlando, al contrario di altri film precedenti del vecchio Clint come Million dollar baby e Mystic river.Comunque sempre valido e di sicuro doveroso vedere visto che è un film impegnato e non una commediola stupida(che senza dubbio preferirà la maggior parte della massa ignorante)



Luce, 31 anni, Abano terme(PD).




Il mio Oscar

(10/10) Voto 10di 10

Rimango convinto che questo era il vero film da Oscar. Questo film racchiude almeno 10 momenti topici, intensi, di pura commozione. E poi è anche tanto delicato, amaro, vero....... Un film che difficilmente dimenticherò!



Francesco, 28 anni, Ancona (AN).




Ora si che mi stai simpatico Clint!

(7/10) Voto 7di 10

Sul mio dizionario storico Garzanti Iwojima èsolo una data 19-02-1945, primo sbarco americano in terra giapponese. Dopo ci sono altre due date: il 6 agosto, lancio della bomba su Hiroshima e il 2 settembre, definitiva capitolazione del Giappone. L'anno passato era uscito un filmone holliwoodiano, diretto da Clint Eastwood, sulla presa dell'isola Iwojima da parte degli americani: “la bandiera dei nostri padri” dalla famosa foto degli americani che issano la bandiera a stelle e strisce sul monte più alto dell’isola. Immaginando la retorica patriottarda e il razzismo di fondo contro il nemico, tipico dei film di guerra targati USA, non sono andato a vederlo. Mi ha incuriosito però l'idea del vecchio Clint Eastwood che anche stavolta non sbaglia nel rileggere questo importante episodio storico (sensi di colpa Clint?) e ci regala un film davvero prezioso. Lo spunto è quello del ritrovamento di alcune lettere scritte dai soldati giapponesi mandati a morire sull'isola. Pochi, male armati e senza più appoggio dal continente, dovevano solo morire per l'imperatore, per la patria, per l'onore. Così sarà, ma gli spunti che ci vengono offerti sono molti. Quello che Clint ci racconta è il canto del cigno di una civiltà che da quella data ha dimesso la propria giapponesità: la patria dell’imperatore, degli Shogun, dei samurai, dei codici d’onore e dell’harakiri, da quel momento in poi verrà repressa nel fondo della coscienza nell’attesa di tempi migliori, e il paese sarà ricostruito come una brutta copia del modello occidentale. Si critica la slealtà degli americani nell’uso del loro strapotere tecnologico per schiacciare il nemico, ma si disprezza anche l’assurdità della retorica bellica giapponese, del concetto di onore che porta i soldati al suicidio collettivo di fronte alla disfatta (anche se resta u fatto culturale, per quanto deprecabile e cme tale merita rispetto). Ma il messaggio più importante è il solito: la cultura, la conoscenza è il solo seme che possa evitare future guerre. Contro la propaganda che tende a disumanizzare il nemico, tra le truppe giapponesi, milita un generale che ha studiato negli stati uniti e il suo luogotenente, ex campione olimpico di equitazione, che cercano di tutelare, pure in mezzo a tanto sfacelo, i soli valori che importino veramente: il rispetto della vita e della dignità la propria e quella del nemico. Le lettere, semplici e toccanti, sono il solo il filo narrativo di tutto il film che è realista ma non eccessivo (come Spielberg per intendersi) ha una fotografia eccezionale (lo dico da profano) una colonna sonora azzeccata e a mio avviso merita davvero l’oscar, vedremo se sarà così.



Massimiliano, 31 anni, Bibbiena (AR).




Banzai!

(9/10) Voto 9di 10

L'idea stessa di mostrare storicamente la stessa battaglia del film precedente, dalla parte dei Japponesi, è un idea più che eccellente! In questi decenni siamo stati sempre abituati a vedere protagonisti di innumerevoli battaglie sempre e solo gli americani, come se fossero i "buoni", i più coraggiosi... per fortuna il geniale Eastwood ci insegna la verità ancora una volta! Un film strepitoso sotto tutti i punti di vista, per certi aspetti anche migliore di Flags of our fathers! Consigliato a tutti quelli che amano il vero cinema!



Pasolini, 22 anni, Bologna.




un film di basso profilo

(4/10) Voto 4di 10

pensiamo per un attimo all'inizio del film, la prima scena: dopo lapidi e vari esterni, improbabili "ricercatori" vestiti di bianco si muovono dentro dei cunicoli, e improvvisamente...un flashback ci riporta indietro nel tempo, nell'isola di Iwo Jima appunto. Quanto visto lo trovo già scolastico, banale. Cominciamo a scoprire tutta una serie di personaggi facilmente distinguibili: i militari, e quelli che invece lì ci sono capitati casualmente, e che guarda caso stanno al comando del classico idiota. In questo caso il capitano che ordina lo scavo della trincea sulla spiaggia. Ma chi arriva ad illuminare le forze giapponesi? Il comandante "Kakà", che guarda caso è stato negli States, si è relazionato con l'alta classe militare americana, dalla quale ha pure ricevuto in dono una splendida colt. Ecco, lui si che è illuminato. Lui ha un volto umano. "capitano! non vede che i suoi uomini sono malnutriti e sono stanchi....", insomma, il generale contaminato dalla cultura americana è uomo di mondo, e intanto strisciante comincia a passare il messaggio culturale che solo il cinema americano meglio di ogni altro sa esportare. Chiaramente non finisce qui. Perchè tutti gli altri ufficiali giapponesi che si susseguono nella narrazione, verranno connotati come perfetti idioti e per fortuna il generale non resterà da solo. Infatti gli si affiancherà il tenente colonnello vincitore delle olimpiadi, anch'egli venuto a contatto con il nuovo mondo americano. Si viene a creare dunque nella percezione dello spettatore il parteggiare per il ruffiano generale e tenente colonnello, e tentare di fare fronte ad un innalzamento di stupidità medievale senza confine del resto degli ufficiali giapponesi. Ma chiaramente il "popolo militare" nipponico, fatto di panettieri, operai di vario genere e accademici espulsi per non avere saputo sparare ad un cane, si rivela sorprendente e umano come nei più beceri film di cassetta americani. Per la democrazia visiva, gli americani non potevano comunque farla franca, vengono perciò condannati dal pubblico, ma solo come caso isolato, i due soldati americani che restano di guardia ai due giapponesi che arrendendosi hanno sognato la "libertà" ed invece hanno trovato i proiettili dei due stolti marines. I luoghi comuni e la ruffianeria in questo film hanno dei picchi eccezionali, e per brevità di caratteri ve li risparmio. La scena migliore resta il finale! "kakà" con la spada in mano, sferra l'ultimo attacco all'accampamento "sioux", facilmente raggiungibile stavolta. I momenti in cui si è toccato il patetico ed il tentato suggerimento per farci assistere alla proiezione di un film d'autore è stato costante. Ma l'inserimento all'interno della narrazione di personaggi deboli come Kemptei, e le loro caratterizzazioni per restituirci il senso della beltà democratica americana, è stato tremendamente Kitch. Tutto veramente disgustoso.



Antonello, 34 anni, Carboni (OR).





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