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L'amore sospetto

Opinioni presenti: 7
Media Voto: Media Voto: 6 (6/10)

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un pretesto?

(8/10) Voto 8di 10

Di seguito tento di spiegare la mia interpretazione del film, basandomi anche su ciò che ho letto su un'intervista al regista Carrere, naturalmente la pellicola è suscettibile a svariate esposizioni, pertanto se non la pensate come me risparmiate ogni insulto e scrivete qualcosa di concreto. Tutto il film è incentrato su Marc, soltanto sulle sue sensazioni, emozioni, su quest'uomo che un giorno decide di tagliarsi i baffi e perde il senno perchè i suoi amici e soprattutto la moglie non notano alcun cambiamento sul suo volto e addirittura negano di averlo mai visto con i baffi (a differenza delle persone estranee alla sua vita che lo identificano con i baffi). Si tratta della tramutazione di un uomo che deriva da un malessere dovuto alla non conoscenza della propria identità. Degli altri personaggi non ci è dato da saper nulla, neanche ciò che pensano e da qui parte la la storia di un uomo che non si perde come può sembrare ma al contrario di un uomo si trova. Evidentemente qualcosa non andava nella vita di Marc, quindi “trova” il pretesto dei baffi per entrare in una spirale di follia, che culmina con una fuga in un posto lontano utile per riflettere sul proprio allontanamento dalla moglie e dalla proprio micro cosmo di persone. Ad Hong Kong si ritrova tra l'indifferenza di una popolazione movimentata che gli permette di essere “fantasma” e a seguito di una serena solitudine, magicamente Agnes (la moglie) appare nuovamente nella sua stanza d’albergo e tutto sembra rientrare nella normalità. Marc percepisce che quello punto temporale è l'inizio del suo vero rapporto, finalmente trova se stesso e una propria identità. Il protagonista non fa più parte di una coppia assuefatta da una gigantesca fusione, ma acquista una nuova indipendenza e precisamente un vero rapporto sentimantale con se stesso. E’ significativo infatti constatare che egli non condividerà mai con sua moglie il suo cambiamento, ciò che gli è accaduto nella spirale di follia che pertanto potrà dividere solo con se stesso, infatti l’unica prova di ciò che gli è accaduto vive nella cartolina che il protagonista getterà provvidenzialmente in mare. Il film è profondo e l’interpretazione di Vincent Lindon è esemplare, scorre lentamente, ed è suscettibile a svariate interpretazioni.



Francesco, 25 anni, Roma (RM).




Bel film ma...alla fine?!?!?

(8/10) Voto 8di 10

L'amore sospetto, partendo da una situazione all'apparenza banale, mette di fronte al dubbio anche gli spettatori che non riescono a capire più qual'è la verità e soprattutto quale sarà la conclusione della storia che in sostanza resta sempre aperta. Mi è piaciuto...però...alla fine?!?!?Ma è quello il suo scopo...



Flavio, 21 anni, Napoli.




Ambientato nella mente

(7/10) Voto 7di 10

Film particolare ed atipico nel nostro panorama ma tipicamente francese. Disorientate, paranoico, alienante. Molto efficace la colonna sonora di Phil Glass che è parte integrante del film e si sostituisce a tutto quello che il protagonista e le situazioni non dicono a parole. Nela seconda parte (in Hong Kong) purtroppo la musica non basta ed effettivamente la mancanza della voce fuori campo (che in un primo tempo l'autore/regista aveva pensato di inserire in tutto il film) si fa sentire. A meno che con ciò l'autore abbia voluto intendere la resa del protagonista alla mancanza di logica: forse non vuole più lottare con la sua mente e "spegne" i pensieri. Nel finale, che alcuni hanno trovato non conclusivo, io vedo invece la rassegnazione a tornare ad una vita normale, accettando di non poter condividere con la moglie i suoi momenti di estraniazione e follia, oltre al timore che lo accompagnerà per il resto della sua vita che cio' potrebbe ripetersi e la tristezza di dover accetare di vedere il mondo non più come prima ma come se ci fosse sempre "qualcosa che non quadra". Il film puo' anche essere visto come totale metafora, ambientata esclusivamente nella mente del protagonista. Se vi piace il cinema per immagini, d'atmosfere inquiete ma senza aspettative di colpi di scena e che fa riflettere vi consiglio di vederlo.



Andrew-T, 35 anni, Napoli (NA).




non cercare la storia.....

(6/10) Voto 6di 10

un film molto intrigante nella prima parte ,ove il sospetto che s'insinua nella mente dello spettatore è chi dei due protagonisti sia affetto da allucinazioni visive ed uditive.....anche scoprire che parte della storia (quasi tutto il film) sia nella mente del protagonista puo' andare ,ma il finale manca proprio, peccato poteva avere i numeri per essere un film inquietante e misterioso ,si vede che il registo non ha avuto idee per dare quel tocco che fa di un film qualcosa di piacevole da vedere e qualcosa di grande da ricordare.. manca ciò che fa la differenza fra un -Film- ed un film



Fanny, 30 anni, Milano.




..

(5/10) Voto 5di 10

La mente umana è avvolta dal mistero. Insidiosa e imperscrutabile ammalia e spaventa chi non è in grado di spiegarla. Ma chi lo è? Una larga parte del cinema francese ha scelto di raccontare questa realtà dal potenziale sconfinato, ci mostra quanto sono intricati i nodi che si possono affacciare in chi guarda e osserva. La moustache appartiene proprio a questo filone, tradotto banalmente come L’amore sospetto, sconfina nel limbo dell’inconsapevolezza e della follia partorita da una mente disturbata. La seconda regia dello scrittore Emmanuel Carrere (ispirata a un suo libro), è un’opera affascinante quanto incompleta, che parte bene per poi perdersi in una regia spesso fuorviante ed evanescente, riferimento alla netta distinzione tra una sintomatica prima parte parigina ed una onirica in quel di Hong Kong. Carrere vorrebbe esplorare l’abisso che si cela dietro la normalità, le certezze che divengono timori, il progressivo abbandono della sanità mentale. E lo fa mettendo in scena due figure distinte, l’affabile Vincent Lindon, e sua moglie, un’inquietante Emmanuelle Devos. Il primo dopo tanti anni decide di tagliarsi i baffi, ma nessuno si accorge del cambiamento, anzi, tutti quanti, compresa la consorte, affermano che lui i baffi non li ha mai portati. La progressiva degenerazione di tale suspence è l’espediente che serve all’autore per esprimere il proprio personalissimo movente, che però risulta astratto e tedioso, rispondendo difficilmente ai numerosi quesiti che il film pone e che lascia aperti. L’amore sospetto, utilizzando la paranoia come motore d’azione anche nei momenti più silenti, vuole appositamente fornire poche risposte, spiazzando il pubblico, sedotto e lasciato di fronte al tema principale in mancanza di spiegazioni. La coppia d’interpreti risulta molto affiatata, ma questo non basta a salvare il tono di un film che fa della sua non conclusione l’anello debole di tutto il plot. Le chiavi di lettura sono molteplici, l’impossibilità di accettare il cambiamento, la perdita di sé come unica speranza di recupero, persino il sogno/incubo come tentativo di immaginarsi una vita diversa. Se frolliamo il tutto in un unico calderone vediamo che l’intero impianto narrativo non può sorreggere una struttura mancante, una storia che sì, affronta il tema della progressiva perdita di fiducia nel rapporto di coppia, ma che mostra poco o niente per forgiare in noi l’idea di quella follia flirtata quale ossessione del nulla, disordine e ordine che appartengono solo inconsciamente ad un caos della psiche. La base sonora di violino svolge un ruolo fondamentale nella costruzione dell’atmosfera di un film che rimane sospeso tra sogno e realtà. Ciò che invece non viene sfruttato appieno è la buona idea di partenza, lasciando lo spettatore con la certezza di aver assistito ad un progetto autoriale legittimo ma non ben delineato, un’opera che per l’enfasi di ciò che racconta finisce col limitarsi ai meravigliosi scorci delle due capitali in cui è ambientata.



Simone, 23 anni, Roma (RM).





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