credo che sia il primo film di allen che vedo e devo dire che mi è piaciuto; la trama, che ricorda vagamente quella di "attrazione fatale" del buon lyne, è attuale e intelligente (soprattutto nella seconda parte, nella prima l'ho trovata un pò lenta), ed è supportata da un buon cast da cui spiccano i due amanti rhys meyers e la johansson (anche se l'interpretazione di glenn close nel film sopracitato mi ha colpito di più); il tema della buona sorte viene trattato in maniera sagace e realistica (memorabile il monologo iniziale), proprio perchè a volte il confine tra la fortuna e la sfortuna è sottilissimo e basta poco per cambiare radicalmente il corso degli eventi (OT: tema trattato in altre pellicole come "sliding doors", "the butterfly effect"); insomma una brillante opera di allen che merita un 7,5 e che può rappresentare un modo di avvicinarsi a tale regista (come nel mio caso)
Match Point è il prodotto della geniale mente di Woody Allen. Risale all'anno 2005 e ha come protagonisti Scarlett Johansson, Jonathan Rhys-Meyers, Brian Cox, Emily Mortimer.
Una storia che, come tutte le storie di Woody Allen, all'inizio può sembrare estremamente banale. Ovviamente le aspettative non vengono deluse. Una serie di intrighi, di segreti, bugie, sentimenti capovolge ogni situazione.
La totale perdita della ragione, l'offuscamento dei sentimenti, travolge i protagonisti e conduce a un finale incredibile, che lascia senza parole.
Gli eventi che a primo impatto sembrano scontati (l'anello che non cade nell'acqua fa pensare logicamente alla soluzione facile del caso) si dimostrano in realtà il contrario di ciò che logicamente potevano rappresentare.
Woody va oltre il cinema tradizionale, va oltre le aspettative dello spettatore, va oltre la superficialità e ha il grande dono di lasciarti sempre a bocca aperta.
L'assassino non è un cinico e spietato killer, tradisce la moglie, è vero, ma lo fa mosso da una forza ancestrale che non riesce a controllare. E' una vittima della (forza) della natura che è sempre Vera e la Verità non ha nulla a che fare con la moralità o con la logica. Non la lascia la moglie perchè è un arrampicatore sociale senza scrupoli e non vuole rinunciare a certi agi dell'alta società? Nulla di più falso. Lui ama la moglie in modo genuino e infatti quando sta sul punto di confessarle la verità si tira indietro perché non vuole ferire e non sopporterebbe vedere soffrire la donna che comunque ama.
Altro che freddo assassino e squallido arrampicatore sociale. E' solo una persona dilaniata dai sensi di colpa, vittima di una pulsione che non riesce a controllare. Condannarlo per me è solo bieco moralismo.
Non so perché questo film mi venire in mente una frase di Gassman nel film "La Terrazza" quando è sul punto di abbandonare la moglie in favore della bella amante: "E' lecito essere felici quando questo crea infelicità?"
Come è stato già detto, questo film denota una notevole svolta stilistica da parte di Allen che ci stupisce soprattutto per la tipologia del tema trattato, discostandosi così dalla sua classica commedia.
Sicuramente un film riuscito ma non un capolavoro come qualcuno avrà azzardato.
Di positivo a mio avviso c’è innanzi tutto la non banalità del tema trattato e del finale, finalmente un epilogo non scontato dove il “cattivo” paga sempre, e finalmente dove la polizia e le sue indagini per una volta toppano, così come non di rado avviene anche nella realtà che quotidianamente ci propone o ci ricorda casi di delitti perfetti nei vari telegiornali. Ecco sicuramente un film non scontato come invece qualcuno ha detto.
Di contro a mio avviso c’è l’interpretazione del protagonista non proprio brillante, mi è apparso piatto e dal volto inespressivo, statico; anche i vari dialoghi sono spesso banali, così come banale e inverosimile è l’ ”ascesa” dello stesso Chris Wilton nelle grazie della famiglia Hewett che gli da tutto in così poco tempo. Al di la di questo, il protagonista non mi ha suscitato simpatia, quindi sebbene spesso sia proprio il “cattivo” a conquistarsi la simpatia dello spettatore, in questo caso la piacevole novità del finale in cui l’eroe negativo risulta per una volta vincente ed impunito non collima con il carisma dello stesso e con l’affetto che dovrebbe suscitare, un personaggio che in realtà si rileva squallido e a tratti patetico, che di positivo - a parte il suo nobile ruolo di “cattivo” - ha ben poco, a partire dal tradimento iniziale verso i fratelli Hewett per finire all’assurda decisione di omicidio..
La fine del film lascia aperti molti spunti di riflessione e anche se si vince un match con la vita si può perdere la partita con la propria coscienza.