questo è il capolavoro dei cinema di azione,chi ama le sensazioni forti deve vedere questo film.si tratta di un gangster dramma orientale,protagonista chow yun fat
che sarebbe il killer; morti ammazzati a bizzeffe il realismo è spaventoso.il regista john woo è uno specialista di questo genere come non ricordare altre pellicole simili..a better tomorrow...bullet in the head
The Killer è cinema, The Killer è tra i migliori gangster movie di tutti i tempi. E questo è innegabile.
Woo è maestro di cinema, ha la perfetta padronanza di ogni mezzo tecnico e conosce il linguaggio cinematografico meglio di chiunque altro.
Woo è anche infantile, pieno di valori e idee che a volte posson sembrare banali e semplici, parla di onore, amicizia, orgoglio, fede, insomma l'antitesi dei Gangster movie occidentali...
Ma è questo il bello del suo cinema: attraverso una violenza stilizzata, coreografata a ritmo di balletto Woo ci porta in un viaggio interiore dentro noi, dentro le nostre paure e i nostri pensieri, calca il dito sul lato umano della faccenda, risparmiandoci inutili e noiosi dialoghi; il film non ne ha bisogno, bastano gli sguardi, i P.P.P.,gli Slow Motion i numerosi Flash-back per capire esattamente cosa succederà e cosa prova ogni singolo personaggio...(mentre il 99% dei registi per mandare avanti un film non posson far altro che imbottirci di noiosi dialoghi)...e scusate se è poco..
Woo è maestro di cinema, non è uno sceneggiatore e non lo sarà mai...il suo cinema è dei sentimenti, non pretende di dipingere affreschi della mafia orientale o occidentale, cerca solo di mostrare quello che c'è in ognuno di noi...e lo fa alla grande.
capolavoro d'azione!!!un'orgia di pallottole piu' che un film d'azione sembra un musical veri e propri balletti tra pistole bossoli e fiotti(per non dire cascate) di sangue.secondo me Besson e' stato influenzato da "john" ed ha fatto leon(scusate se e' poco)e in italia?spero nella venuta di un suo profeta del wooismo.(un messaggio al mondo del cinema italiano) nel frattempo continuo a vedere film stranieri.....svegliatevi!
Jeffrey, killer sul viale del tramonto, acceca per sbaglio una cantante e se ne prende cura mentre il giovane ispettore Lee gli dà la caccia. Ma, quando entrambi perderanno il proprio migliore amico per mano di una banda di gangster, i due si ritroveranno alleati nella battaglia finale. L’epilogo sarà tragico e per nulla scontato.
L’elogio dell’amicizia e dell’onore viene dritto da classici come Ford, Kurosawa ecc., il senso di colpa da Scorsese, la violenza epica da Peckinpah e Leone (c’è pure l’armonica di C’Era una Volta il West), il rapporto speculare tra sbirro e criminale è esplorato meglio che in Heat-la sfida di Mann, e l’abbraccio finale riprende Duello al Sole di King Vidor. Ma al tempo stesso Woo sfoggia il suo stile vanamente imitato: le double gun actions (dove si spara con 2 pistole contro lo stesso bersaglio) e lo stand-off (l’incontro ravvicinato dove 2 o più persone si puntano la pistola a vicenda) sono i suoi marchi di fabbrica ripresi da Tarantino, Besson, Rodriguez e tutti gli altri registi occidentali degli anni ’90. Le sparatorie sono esagitate e barocche fino al surreale, e il montaggio, a fria di osare e puntare alto, fa sfigurare qualsiasi pellicola americana.
Ma diverso è anche il modo di intendere la violenza: se per gli occidentali è un cieco sfogo di rabbia autodistruttiva, per il luterano Woo è invece un sacrificio necessario per aiutare gli amici, ricostruire i valori cavallereschi che sembravano perduti, e trovare così la redenzione. Ecco il perché del bagno di sangue finale ambientato all’interno di una chiesa, con tanto di colombe bianche che rappresentano il sacrificio supremo della Pasqua.
Jeffrey, killer sul viale del tramonto, acceca per sbaglio una cantante e se ne prende cura mentre il giovane ispettore Lee gli dà la caccia. Ma, quando entrambi perderanno il proprio migliore amico per mano di una banda di gangster, i due si ritroveranno alleati nella battaglia finale. L’epilogo sarà tragico e per nulla scontato.L’elogio dell’amicizia e dell’onore viene dritto da classici come Ford, Kurosawa ecc., il senso di colpa da Scorsese, la violenza epica da Peckinpah e Leone (c’è pure l’armonica di C’Era una Volta il West), il rapporto speculare tra sbirro e criminale è esplorato meglio che in Heat-la sfida di Mann, e l’abbraccio finale riprende Duello al Sole di King Vidor. Ma al tempo stesso Woo sfoggia il suo stile vanamente imitato: le double gun actions (dove si spara con 2 pistole contro lo stesso bersaglio) e lo stand-off (l’incontro ravvicinato dove 2 o più persone si puntano la pistola a vicenda) sono i suoi marchi di fabbrica ripresi da Tarantino, Besson, Rodriguez e tutti gli altri registi occidentali degli anni ’90. Le sparatorie sono esagitate e barocche fino al surreale, e il montaggio, a fria di osare e puntare alto, fa sfigurare qualsiasi pellicola americana.
Ma diverso è anche il modo di intendere la violenza: se per gli occidentali è un cieco sfogo di rabbia autodistruttiva, per il luterano Woo è invece un sacrificio necessario per aiutare gli amici, ricostruire i valori cavallereschi che sembravano perduti, e trovare così la redenzione. Ecco il perché del bagno di sangue finale ambientato all’interno di una chiesa, con tanto di colombe bianche che rappresentano il sacrificio supremo della Pasqua.