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Non pensarci
(Venezia 30/8/2007) Dopo aver presentato a Venezia nel 1999 "A domani", il regista Gianni Zanasi torna alla Biennale per presentare la sua nuova pellicola "Non pensarci". L'opera è inserita nelle "Giornate degli autori" e mostra uno spaccato della vita di una famiglia borghese del Nord d'Italia, con le sue ipocrisie e i suoi problemi. E' una commedia divertente e spiritosa, quanto mai ironica in cui è descritto lo spirito e l'atmosfera della provincia italiana, soffocata dalla paura, dalla necessità, anzi dall'obbligo di partecipare alle feste e riunioni per poter essere accettati, il dover a tutti i costi essere vestiti bene. Tutte cose che aumentano la nevrosi delle persone, attanagliando l'individuo in una morsa; l'apparenza deve sempre essere rispettata. E' da queste convenzioni sociali che il protagonista Stefano Nardini, interpretato da un convincente Valerio Mastandrea, è fuggito tempo prima e ora da 4 anni vive a Roma, lavorando come chitarrista rock. Certamente è un lavoro poco convenzionale per il rampollo di un'agiata famiglia d'industriali, che da sempre si occupano dell'imbottigliamento delle visciole, una varietà di ciliegia. Una sera durante un concerto il cantante del gruppo improvvisamente si getta sul pubblico che, al contrario delle sue previsioni, non lo sostiene lasciandolo cadere a terra, cosa che gli assicura un bel braccio rotto. Stefano quindi torna a casa prima del solito ed ecco l'amara scoperta, la ragazza lo tradisce con il musicista di un altro gruppo. Non fa scenate e lentamente ancora sconvolto prende le sue cose e parte per Rimini tornando a casa dei genitori, sembra aver trovato di nuovo la pace e un posto dove poter fare il punto della propria vita, ma "non è tutto oro quello che luccica". Le verità familiari piano piano vengono fuori colpendolo in piena faccia e anche gli amici di sempre ora hanno i loro problemi, non è più la vita spensierata dell'infanzia. Il padre ha avuto un infarto ed è stato costretto a smettere di lavorare e dedicarsi al riposante e salutare golf, lasciando l'azienda di famiglia in mano al maggiore che ha dovuto ipotecare tutto dalla fabbrica alla casa, mentre il suo matrimonio sta andando a rotoli. Le donne della famiglia sembrano essere le uniche felici, la madre con il suo corso di rilassamento e la figlia che ha lasciato l'Università per dedicarsi ai delfini, animali che Stefano per altro detesta considerandoli dei pesci. Il quadro idilliaco lentamente si sgretola davanti ai suoi occhi, tutto è costruito su bugie, viene preso continuamente in contropiede, ma nonostante la sensazione di disagio che prova alla scoperta della "vera realtà", sente il dovere di dare una mano a risolvere i problemi. C'è un continuo oscillare tra verità e bugia e quasi tutti i membri della famiglia si trovano a dover affrontare questa situazione. Il confine tra verità e bugia è davvero così ambiguo e leggero? Sicuramente come afferma il protagonista "a volte la bugia è la cosa migliore, è.. più dolce!". E' da notare la scelta delle musiche che a volte creano un contrasto netto con i personaggi, infatti spesso vengono usate arie d'opera, in netto contrasto con il mestiere del rocker di Stefano. E' un'opera allegra, ben strutturata dal ritmo veloce, senza mai cali di tono.
La frase: "Se uno si butta da un palco, è perché si fida!"
Federica Di Bartolo
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