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Natale a Londra - Dio salvi la ReginaLa recensione del film a cura della Redazione di FilmUP.com di Francesco Lomuscio14 dicembre 2016Voto: 6.5
Con una breve apparizione per il caratterista Sergio Di Pinto visto in un’infinità di titoli appartenenti alla cara vecchia cinematografia di genere degli anni Settanta e Ottanta, si comincia all’interno di uno sfasciacarrozze romano per fare immediatamente la conoscenza sia del temibile boss malavitoso detto Er Duca, ovvero il pasoliniano Ninetto Davoli, sia del maldestro figlio Erminio, interpretato dal Pasquale Petrolo in arte Lillo.
Figlio che si cimenta senza perdere tempo in un’imbranata impresa degna del ragionier Ugo Fantozzi e che, inventando una bugia, convince a prendere parte ad un pericoloso colpo milionario il fratello Prisco incarnato da Greg alias Claudio Gregori, ex criminale ridottosi a fare il nerd tra i boy scout a causa di una personalità scomposta che lo porta di continuo ad alternarsi tra l’essere innocuo e ingenuo e il lasciar emergere il minaccioso dna paterno. Colpo milionario consistente nel rapire nientemeno che i preziosissimi cani della Regina d’Inghilterra (!!!) e in cui coinvolgono sia ‘U Barone, vecchio malavitoso enormemente indebitato e con le fattezze di Nino Frassica, sia la figlia chef stellata Anita, con quelle della Eleonora Giovanardi, della quale è segretamente innamorato il suo toscanissimo sous chef Vanni, nei cui panni troviamo Paolo Ruffini. Sous chef obbligatoriamente destinato a diventare membro dell’improvvisata combriccola alla “Ocean’s eleven” che, non potendosi permettere George Clooney e Julia Roberts, per penetrare tra le controllatissime mura di Buckingham Palace sfrutta la coppia di ristoratori napoletani trapiantati a Londra – senza che essi ne siano al corrente – formata da Monica (Lima) ed Enzo (Iuppariello), meglio conosciuti come gli Arteteca che hanno già fatto furore al botteghino grazie a “Vita, cuore, battito” di Sergio Colabona. Combriccola completata da ‘U Mago, illusionista siciliano dal volto di Enrico Guarneri, e dal Barese, fornitore di particolari armi (la postola!) ed attrezzature da scasso (il piede di porco denominato “franchising”!) il cui ruolo viene ricoperto dall’Uccio De Santis di “Non me lo dire” e “Mi rifaccio il trullo”. Combriccola che Volfango De Biasi – al suo terzo cinepanettone Filmauro dopo “Un Natale stupefacente” e “Natale col boss” – gestisce a dovere sfruttandone nei giusti momenti le diverse tipologie di comicità, spazianti dalla battuta surreale alla gag fisica da slapstick, senza dimenticare travestimenti ed esilaranti trovate per sfuggire a tragiche situazioni (si pensi alla sequenza nel letto di Sua Maestà). Ma senza dimenticare neppure una scazzottata che, messa in piedi in dichiarato omaggio ai film di Bud Spencer e Terence Hill, sembra anche richiamare alla memoria quella affrontata dal fu Bombolo in “Delitto sull’autostrada” di Bruno Corbucci. Rappresentando soltanto uno dei momenti in cui risate e situazione da action movie vengono miscelate nel corso della circa ora e mezza di visione, sempre meno orientata verso la classica commedia italiana e continuamente volta con lo sguardo nella direzione di quelle internazionali. È un bene o un male nei confronti della tradizione tricolore che ci ha regalato “Vacanze di Natale” e simili? Qualunque sia la risposta, l’insieme funziona e si torna a casa con una piacevole sensazione di divertimento. La frase dal film:
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