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The Visitor
Per le Giornate degli Autori-Venice Days è stato presentato oggi in Sala Perla "Muukalainen-The Visitor", opera prima del giovane regista finlandese Jukka Pekka Valkeapaa.
La proiezione della pellicola è stata preceduta, a sorpresa, da una breve presentazione del regista Emanuele Crialese, che ha elogiato il grande talento del regista e ha parlato di un’ottima opera prima. Ha apprezzato l’aura di mistero presente in tutto il film e il grande spazio lasciato alla natura a discapito dei dialoghi, spesso inutili ed inconcludenti. Notevole inoltre, sempre secondo Crialese, la bravura di Valkeapaa nel rispettare dal punto di vista registico la giusta proporzione tra i protagonisti e il mondo che li circonda, a seconda che il mondo sia visto dagli occhi del bambino o di un adulto.
La trama è molto semplice. Un bambino (il bravo Vitali Bobrov alla sua prima interpretazione) vive solo con la madre in una fattoria sperduta nei boschi finlandesi, con uniche interruzioni alla monotonia quotidiana la compagnia del suo cavallo e le visite in prigione al padre. A turbare però il suo mondo arriva un giorno la visita inaspettata di uno straniero, che lui e la madre accolgono, controvoglia, in casa. Avvenimento che modificherà del tutto la loro vita, nulla sarà più come prima.
Per meglio rendere l’atmosfera del film ci si dovrebbe rifare al primo significato della parola finlandese muukalainen: significa si visitatore, ma anche straniero, estraneo.
E’ infatti la presenza di tale estraneo, o almeno percepito come tale dal ragazzo, che trasforma radicalmente l’atmosfera del film. Inizialmente quasi noiosa nella sua monotonia, va a modificarsi e a tendere verso tinte più forti, per chiudere trasformata quasi in noir.
Visti i dialoghi quasi assenti e ridotti alla comunicazione essenziale, il regista ci fa percepire gli stati d’animo dei protagonisti tramite i rumori della natura e grazie ad un sapiente uso del suono. Il silenzio iniziale della quotidiana routine viene infatti "interrotto", all’arrivo del visitatore, dalle parole e dalla musica, e anche i rumori della natura diventano più forti e quasi molesti, proprio a sottolineare il profondo disagio interiore che tale presenza genera nel ragazzo.
Il regista trentenne lascia intravedere nella pellicola il suo talento, già emerso nei due cortometraggi finora diretti, e sfrutta al meglio i suoi studi di regia alla facoltà di cinema della University of Art and Design di Helsinki. Ma nonostante la bellissima fotografia, la splendida ambientazione e il discreto cast (ridotto a quattro personaggi, in realtà) il film non convince del tutto. Pesa sicuramente in tal senso il gusto diverso del "fare cinema" della cinematografia nordica rispetto a quella europea, e sicuramente la quasi totale assenza di dialoghi (la prima frase viene pronunciata dopo mezz’ora!) non aiuta a rendere la pellicola più leggera e godibile.
La frase: Vista la quasi totale assenza di dialoghi, contrariamente al solito, non è una frase a caratterizzare il film ma un lungo grido.
Giuliana Steri
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