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Miriam si sveglia a mezzanotte
Prende ispirazione da un romanzo di Whitley Strieber il primo lungometraggio cinematografico di Tony Scott, proveniente dalla pubblicità e fratello del più noto Ridley, le cui immagini di apertura rimandano immediatamente all’universo dei videoclip.
Scandito da un montaggio per mano di Pamela Power ("I duellanti") che non risparmia interessanti analogie ed impreziosito dagli eccellenti effetti speciali di trucco a cura del Premio Oscar Dick Smith ("Amadeus"), un racconto per immagini in movimento continuamente sospeso tra erotismo e romanticismo in cui il Duca Bianco David Bowie veste i panni di John, ultracentenario vampiro che vive con l’amata succhiasangue Miriam, con il volto di Catherine Deneuve, fino a quando comincia ad invecchiare a vista d’occhio, proprio come accaduto ai precedenti compagni della donna.
Complice anche la bella colonna sonora d’impronta classicheggiante a firma di Denny Jaeger ("American nitro") e Michel Rubini ("Manhunter-Frammenti di un omicidio"), la regia di Scott appare decisamente elegante e del tutto atipica per il genere che affronta, tanto che "The hunger" (come s’intitola in patria il film) non risulta accostabile né ai precedenti titoli riguardanti Dracula e discendenti, né ai successivi, orientati sempre più verso l’action-movie fino ad arrivare ai vari "Blade" e simili.
Purtroppo, però, dal momento in cui viene introdotto il tema dell’omosessualità con rapporti saffici tra Miriam e la dottoressa Sarah Roberts, interpretata da una sexy e generosamente nuda Susan Sarandon, da un lato l’interessante metafora relativa all’AIDS risulta sempre più evidente, ma dall’altro la sceneggiatura comincia a mostrare la corda, tanto che gli efficaci lenti ritmi di narrazione finiscono per assumere le fattezze di noia in fotogrammi.
Alla fine, quindi, non rimane che lasciarsi avvolgere dalla notevole cura estetica, la quale, se all’epoca della realizzazione del film poteva spingere a pensare che si trattasse della tipica voglia di sperimentare intrisa in chi esordisce dietro la macchina da presa, oggi che conosciamo il curriculum del regista di "Nemico pubblico" e "Domino" sappiamo benissimo che essa non rientra altro che tra i marchi di riconoscimento dei suoi lavori.
La frase: "Non esiste liberazione caro, ma riposo, non esiste fuga".
Francesco Lomuscio
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