Mental
"La follia è una condizione umana. In noi la follia esiste ed è presente come lo è la ragione."
(cit. da "Che cos'é la Psichiatria",1967 di Franco Basaglia)
Follia e normalità sono due modi di essere che vanno a braccetto e lo sanno bene le donne della famiglia Moochmore, ma questa importante lezione deriva da un lungo e periglioso percorso che sono state costrette ad affrontare sotto la guida di Shaz, la babysitter autostoppista.
Ogni posto ha le sue stranezze e i suoi segreti, così anche nella solare e ridente cittadina australiana di Dolphin Heads sembra che la normalità sia di casa, eccezione fatta per la casa del sindaco. Qui la Signora Shirley Moochmore, interpretata da Rebecca Gibney, è ormai sull’orlo di un forte esaurimento nervoso a causa della continua assenza del marito fedifrago, troppo preso dalla sua carriera per occuparsi delle sue cinque figlie, che sono convinte di essere svitate, anche se ognuna a modo proprio. E’ forse un modo per cercare di attirare l’attenzione del padre? Decisamente no, perché a farle convincere di questo non è altro che il mondo fuori dalla porta di casa, dai vicini ai compagni di classe fino alla zia che colleziona bambole di porcellana per partecipare a diversi concorsi. Quando la goffa, affettuosa ed ingenua, oltre che abbondante, Shirley ha l’ennesima crisi di nervi che la spinge a comprare di tutto, convinta che il marito abbia vinto un gioco a premi nazionale, la situazione precipita. Lei viene immediatamente rinchiusa in un ospedale psichiatrico e il "bravo" papà-sindaco, ormai prossimo all’inaugurazione della campagna elettorale, non potendosi occupare delle figlie "squinternate", decide di affidarle ad un’autostoppista: Shaz. Sarà proprio lei a cambiare le cose e ad insegnare alle ragazze alcune fra le più importanti lezioni di vita, come ad esempio farsi rispettare dal prossimo e notare che anche l’altro, dietro la maschera della perfezione, ha i suoi difetti e anzi proprio a causa di questo bisogna dubitare della sua "Normalità".
I tempi sono cambiati e così i bambini, dunque anche le "bambinaie" si sono dovute adattare. Dopo Mary Poppins, Tata Matilda, La tata e via discorrendo, ecco che appare alla ribalta una fumatrice incallita, che fa l’autostop e gira armata di un coltello enorme che nasconde nello stivale, accompagnata ovviamente dal suo fido cane: "Squartatore". Ad interpretare questo difficile e singolare ruolo è una bravissima e spumeggiante Toni Collette, che domina incontrastata la scena, oscurando attori navigati come Rebecca Gibney, Anthony LaPaglia, Caroline Goodall e Liev Schreiber.
A dirigere "Mental", divertente commedia un po’ musical dai toni dolce-amari e un po’ irriverente, è P.J. Hogan che dopo tanto tempo torna dietro la macchina da presa con un film grottesco e provocatorio. Non vi è alcun dramma, perché l’obiettivo del regista è quello di far ridere, raccontare e istruire al tempo stesso, come ha, infatti, spiegato lui stesso: "Per parlare delle malattie mentali bisogna essere politicamente scorretti, altrimenti finisce che non se ne parla mai" e ad ispirarlo è stato proprio il suo dramma familiare.
P.J. Hogan racconta che: "Quando avevo 12 anni, mia madre ebbe un esaurimento nervoso. Una mattina, io e mio fratello ci svegliammo, e lei non c'era più. Papà, che era candidato alle elezioni, ci disse che era andata in vacanza. Avevamo intuito la verità, ma lui non ne voleva parlare: nessuno avrebbe votato per uno con la moglie rinchiusa in un istituto mentale.[...] Ci siamo trovati in cinque fratelli, con un padre che non sapeva come fare il padre e alla fine è letteralmente impazzito: ha raccattato un’autostoppista e ce l’ha portata in casa per fare la babysitter. Nel film si chiama Shaz e l’idea di fare un film su di lei è stata di Toni Collette. La vera Shaz è stato il mio primo esempio di vita, la prima persona a dirmi: Meglio essere una pecora nera che una pecora".
"Mental" è dunque una divertente commedia, allegra e vivace, molto colorata senza stonature o sbavature, che fa spesso riferimento al film "Tutti insieme appassionatamente" del 1965 diretto da Robert Wise, un’opera che probabilmente appartiene ad un ricordo dello stesso regista.
La frase:
- "Anche i maschi danno fuori di matto"
- "Non quelli australiani sono troppo presi a giocare a football".
a cura di Federica Di Bartolo
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