Mare nero
Selezionato tra i film in concorso al festival di Locarno 2006, "Mare nero", quarto lungometraggio di Roberta Torre, ci trasporta negli ambienti del sesso estremo, nel mondo degli scambisti e dei locali a luci rossi. Scrutato senza realismo, né voyeurismo, ma con lo sguardo glaciale di un entomologo in stato di trance.
E' una dimensione onirica quella nella quale la regista fa muovere il suo protagonista Luigi Lo Cascio, un ispettore di polizia alle prese con l'uccisione di una ragazza poco più che ventenne in circostanze misteriose. Il crimine a sfondo sessuale si insinua sempre più a fondo nella mente dell'ispettore, nella metà oscura della sua personalità.
Il suo vagare lento, stordito e allucinato tra locali che sembrano usciti da una puntata di Twin Peaks e figure grottesche non lo porterà a risolvere il caso ma a conoscere le proprie pulsioni, i propri desideri.
Nel film, però, il sesso è vissuto in maniera mortifera e glaciale, non c'è mai la trasgressione felice o godereccia, consumato in modo colpevole, con una totale mancanza di vitalità. La luce azzurra che avvolge gli ambienti, sempre asettici e freddi, rimanda alla luce dell'acquario del protagonista, come se le emozioni, le passioni fossero intrappolate, controllate da una razionalità apollinea che ci domina nostro malgrado. E il riferimento ad Apollo non è casuale, il film si apre con il ritrovamento del "Satiro danzante" dalle acque scure del mare, la statua è il simbolo del dionisiaco, dello spirito gaio e entusiasta dell'uomo che dice "sì" alla vita, attraverso l'irrazionalità e l'impeto sensuale.
Ma è proprio questo non volersi mai "sporcare" il limite del film, questa totale mancanza di passione, i tempi dilatatissimi, la ricerca dell'immagine bella e patinata, alla fine lascia freddi; i movimenti, le pose volutamente teatrali, la bellissima fotografia di Ciprì, fatta di asettici bianchi, lividi blu e intensi rossi sottolineano l'aspetto onirico dell'intera vicenda, vissuto più come incubo che come sogno.
Oltre alla fotografia, stupenda la colonna sonora di Shigeru Umebayashi, autore del soundtrack di "In the mood for love" che ha costruito un mondo di suoni pieno di inquietudine, raffinatissimo e rigoroso.

La frase: "Se mi fai le domande sbagliate, avrai le risposte sbagliate".

Elisa Giulidori

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