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Maradona la mano de Dios
Tra canzoni, libri, videocassette e perfino il recente documentario "Maradona el pibe de oro" di Emir Kusturica, il mito di Diego Armando Maradona, nato povero in una borgata alla periferia di Buenos Aires e destinato a trasformarsi in uno dei più grandi giocatori della storia del calcio, insieme a Edson Arantes do Nascimento, detto Pelé, non ha certo potuto fare a meno di attirare l'attenzione dei media e delle diverse forme d'arte.
E' ora l'apprezzato Marco Risi ("Mery per sempre"), figlio del grandissimo Dino, a raccontare su celluloide la sua storia, dai primi passi sul campo da bambino, con i "cebollitas", alle esperienze nell'Argentinos Junior, nel Boca e nella selezione Argentina, passando per la parentesi barcelloniana ed approdando al glorioso periodo di Napoli, dove divenne 'O re.
E, come ogni vita legata al successo che si rispetti, non manca la fase calante, di cui siamo ormai tutti a conoscenza, nel corso della quale l'immenso e soddisfacente impero progressivamente costruito con passione già a partire dai tempi dell'innocenza, finisce per crollare tra vizi ed eccessi.
Un impero messo in piedi attorno a quella ideale (???) pozza di melma sotto cui si nasconde lo sport più popolare d'Italia e del quale Risi, però, preferisce descrivere l'imperatore come una sorta di Dio in terra: amato, odiato e santificato.
Una lettura decisamente discutibile, quindi, che, commentata da una nutrita colonna sonora di vecchi hit che spaziano da "Disco inferno" dei Trammps a "Heart of glass" dei Blondie, finisce per reggersi quasi esclusivamente sulla bravura del protagonista Marco Leonardi ("C'era una volta in Messico"), incarnazione del Maradona adulto.
Mentre, tra azzeccate intuizioni lirico-visive (l'arancia rotolante che, per mezzo del montaggio, si trasforma in un pallone), buoni momenti (la divertente dichiarazione d'amore, in discoteca, da parte del Diego adolescente) ed altri involontariamente ridicoli (l'atto sessuale intervallato dalle azioni in campo non può fare a meno di richiamare alla memoria "Una pallottola spuntata"), non si riescono in alcun modo ad evitare ritmi di narrazione tutt'altro che incalzanti, i quali, se rispecchiano quelli di un elaborato televisivo, ricordano più una soap opera che una fiction.
Rendendo l'insieme consigliabile soltanto agli irriducibili estimatori del "pibe de oro" ed a chi, ancor prima che sui libri, preferisce esplorare la storia calcistica attraverso le immagini in movimento.
La frase: "Voi occupatevi del Maradona giocatore che al Maradona uomo ci penso io".
Francesco Lomuscio
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