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Manuale d'Amore 3
Che prima o poi avrebbe realizzato anche un terzo capitolo della sua saga romantica iniziata nel 2005 con il bellissimo "Manuale d’amore", il toscano Giovanni Veronesi già lo annunciò due anni dopo, ai tempi del mediocre "Manuale d’amore 2 (Capitoli successivi)", quando affermò che si sarebbe trattato di un lungometraggio interamente dedicato al rapporto tra genitori e figli.
L’evoluzione dei fatti, però, ha probabilmente voluto che il regista sfruttasse le idee inizialmente concepite per questo terzo episodio all’interno di "Genitori e figli - Agitare bene prima dell’uso", del 2010, per poi sfornarne altre su cui costruire i tre nuovi tasselli (non più quattro, come nei due film precedenti) legati tra loro dalla presenza del tassista Cupido, con il volto dell’Emanuele Propizio quasi ospite fisso delle produzioni Filmauro.
Quindi, si comincia con il poco convincente "Giovinezza", nel quale Riccardo Scamarcio veste i panni di un giovane e ambizioso avvocato che, prossimo alle nozze con Valeria Solarino, si ritrova in un paese della Toscana per avere un inaspettato e travolgente incontro con una provocante e misteriosa bellezza dalle fattezze di Laura Chiatti.
Tra risate e un neanche troppo celato velo d’amarezza, va un po’ meglio con il Carlo Verdone di "Maturità", che, impegnato a ricoprire il ruolo di un affermato anchorman televisivo, marito fedelissimo da venticinque anni, viene travolto in maniera imprevedibile da un’intrigante Donatella Finocchiaro, la quale non è chi sostiene di essere.
E si conclude con il tutt’altro che disprezzabile Robert De Niro in trasferta italiana di "...Oltre", professore americano di storia dell’arte che, divorziato dalla moglie e reduce da un trapianto di cuore risalente a sette anni prima, ha scelto di vivere da solitario a Roma, dove la sua tranquilla esistenza, però, subisce una vera e propria scossa dopo l’arrivo della figlia del portiere dello stabile Michele Placido, cui concede anima e corpo la sempre sensuale Monica Bellucci.
Per circa 125 minuti di visione che, fortunatamente, non pongono a caso l’ordine delle storie raccontate come avvenuto nel secondo capitolo, ma, sul modello del capostipite, tentano di assemblarle al fine di delineare un vero e proprio percorso sentimentale su celluloide.
Anche se, con ogni probabilità a causa dell’assenza del co-sceneggiatore originale Vincenzo Cerami, le notevoli vette raggiunte dalla pellicola del 2005, tranquillamente classificabile tra le migliori commedie italiane d’inizio terzo millennio, sono ancora molto lontane. Qui, infatti, rimaniamo dalle parti del senza infamia e senza lode, seppur non da quelle dei peggiori lavori veronesiani.
La frase: "Io sono Cupido e di mestiere faccio il tassista dell’amore".
Mirko Lomuscio
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