Main dans la main
Valérie Donzelli è ora al suo secondo film come regista: "Main dans la mains", ossia "Mano nella Mano", presentato in concorso alla 7° edizione del Festival Internazionale del Film di Roma. Una commedia romantica e surreale, suggestiva e simbolica al tempo stesso, ma soprattutto visiva tanto da creare dei quadri "in movimento".
I protagonisti sono Helen Marchal (interpretata da Valerie Lemercier), insegnante di danza classica all’Opéra National de Paris e Joachim Fox (ex compagno della regista Jeremie Elkaim), un vetraio che ama la danza. I due si incontrano per caso proprio all’Opéra e sono subito scintille, sebbene rinneghino questa reciproca attrazione. Peccato però che un evento surreale li costringe a legarsi indissolubilmente, così dove va uno va anche l’altro, fino a che la magia si spezza. E’ un incontro/scontro fra due individui diversi che sono costretti dalle circostanze a trovare una mediazione fra loro, un modus vivendi adatto ad entrambi. E’ singolare il modo in cui la regista sceglie di mostrare questo scontro fra due mondi, due personalità, si potrebbe quasi parlare di "monadi", o forse sarebbe meglio definirli come due poli opposti, indissolubilmente legati tanto che sono costretti a fare oltretutto gli stessi gesti.
Se Joachim si passa la mano fra i capelli, Helen è costretta a fare lo stesso, se uno cammina in una direzione anche l’altro è costretto a seguirlo o a tentare di imporre la sua volontà e camminare in direzione opposta generando ovviamente una situazione di stallo.
A livello visivo tutto appare come una danza il cui fulcro è in continuo cambiamento passando da una parte all’altra del duetto. La telecamera passa dai primi piani ai tre quarti cercando di catturare le espressioni che rivelano i loro stati d’animo, accostandosi così ad una sorta di quadro "mimico", un gioco degli specchi forse?
"Mains dans la mains" è una commedia e ne ha tutti gli stilemi, ma racchiude in sé il dramma, che emerge preponderante solo verso la fine della pellicola, pur facendo capolino di tanto in tanto fra le righe e ancora una volta è evidente l’abilità della giovane autrice francese che con la sua opera prima "La guerra è dichiarata" ha commosso la Francia. Il ritrovarsi uniti ad un’altra persona pur restando due corpi ben separati crea sicuramente strane situazioni, tensioni e sentimenti, tenendo conto oltretutto che i due non si conoscono nemmeno, eppure... Il vivere "mano nella mano" ovviamente li porterà a conoscersi profondamente al di là di quanto capiterebbe in una coppia normale, ma proprio questo porta entrambi a desiderare di "separarsi" e riappropriarsi di se stessi e della propria vita; è in questo preciso istante che la pellicola cambi i toni dando spazio al dramma. Se l’idea è originale e così l’incipit, il finale appare oltremodo deludente e scontato, poiché il ritmo cede e il film diventa piatto, ogni forma di simbolismo o tensione scompare, perfino la sensazione di assistere ad una danza improvvisamente si dissolve.
L’elemento paradossale e grottesco viene meno e la realtà quotidiana diventa preponderante alla ricerca di un sentimento che possa commuovere il pubblico, però purtroppo senza successo.
La frase:
"Ci sono coppie che non riescono a separarsi".
a cura di Federica Di Bartolo
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