Machuca
Gonzalo frequenta un istituto inglese a Santiago del Cile. Proviene da una famiglia molto agiata e non ha occasione di toccare con mano la miseria che risiede al di là del suo quartiere. Nel 1973 capo dello stato è Salvador Allende, i ricchi temono per i loro beni accumulati ed i poveri cominciano a sperare in una fettina della torta che contribuiscono tutti i giorni ad impastare.
Padre McEnroe, preside dell'esclusivo istituto, d'accordo con la maggioranza dei genitori, decide di inserire dei bambini dei quartieri poveri, che vivono nelle baracche e non poterebbero mai permettersi di pagare la retta. Machuca è uno dei fortunati. Entra in classe con il maglione bucato, con uno sguardo acuto ma un po' triste, fiero della sua origine ma anche ammaliato dai frutti del benessere. La vicinanza di banco con Gonzalo porta i due ragazzini alla scoperta di un mondo così vicino e diverso dal loro. Il ricco aiuta a vendere sigarette e bandierine alle manifestazioni, partecipa ad un corteo di proletari, salta con loro, grida per una giustizia che non realizza distante dalla sua famiglia. Machuca partecipa alla festa della sorella di Gonzalo dove percepisce lo spreco, l'abbondanza, lo sballo, e si fa volentieri rapire senza prestare troppa attenzione al razzismo e classismo espresso da qualcuno che soffre la sinistra al potere e giudica i poveri perché pensa ne traggano troppi vantaggi.
Tra i due ragazzi si fa sempre più importante la presenza di Silvana, cugina di Machuca, che scettica nei confronti della borghesia, accetta di conoscere, intrattenere, baciare e far sognare Gonzalo, rapito, insieme all'amico, da baci al latte condensato e cosce semicoperte. Il percorso di integrazione dei due mondi opposti termina nel momento stesso in cui Allende viene assediato e costretto a togliersi la vita con la pistola donatagli dall'amico Fidel Castro; i militari salgono al potere e tutti coloro che avevano sostenuto il presidente subiscono maltrattamenti, deportazioni, morte. Tra i morti Silvana, che tenta di difendere il padre dai militari che lo trascinano fuori dalla baraccopoli. Tra le vittime del cambiamento politico, padre McEnroe, che per le sue fantasie di integrazione viene etichettato come comunista ed inadatto a dirigere una scuola d'élite. Tutto accade sotto gli occhi di un Gonzalo atterrito e senza alcuna forza per reagire alle ingiustizie ed alla violenza che distruggono quel mondo più aperto, al quale cominciava a credere.
Andrés Wood al suo terzo lungometraggio, ci propone una storia semplice, molto ben interpretata da bambini alle prime esperienze. Senza bisogno alcuno di puntare il dito contro la dittatura, lascia che lo sviluppo mostri gli estremismi prima di cercare i punti di incontro di mondi molto distanti. Tutto cessa nel momento in cui la violenza militare imbavaglia una parte del popolo, preservando i privilegi di coloro cui non è dato vedere la sofferenza che risiede dietro ai propri lussi.
Il protagonista Gonzalo (Matias Quer) è particolarmente efficace nel mostrare l'insostenibile condizione delle ragioni terze, di chi si apre agli altri con curiosità e si meraviglia della violenza che può trasformare il genere umano. I suoi occhi ci conducono lentamente alle soglie dell'orrore, lasciandoci perplessi come lui, sulla guerra civile, sul sangue dei fratelli, sul sacrificio degli umili, sullo sperpero dei vincitori e incapaci di reagire di fronte ad una violenza tanto lucida ed organizzata. Machuca (Ariel Mateluna) è fiero delle sue radici indigene. Il suo sguardo non si abbassa mai. Si alza per primo, in una scena da attimo fuggente, a salutare il padre McEnroe quando viene allontanato dalla scuola, e per questo ne subisce la stessa sorte.
Il regista fonde grande e piccola storia per mostrarci la realtà senza eroismi o ipocrisie, pregna d'amore abortito sull'altare del potere.

Andrea Monti

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