L' uomo dalla bocca storta
Per Paolo Villaggio era una delle persone più importanti dello spettacolo italiano, nelle parole di Giorgio Albertazzi una figura multiforme e in quelle di Lino Banfi uno che oggi non si sarebbe affatto vergognato di "Vieni avanti cretino", anzi, ne sarebbe stato orgoglioso.
Regista, attore e autore satirico, l’uomo dalla bocca storta del titolo è Luciano Salce, la cui storia e filosofia di showman viene ripercorsa attraverso questo viaggio davanti e dietro alla camera effettuato dal figlio Emanuele, affiancato da Andrea Pergolari, partendo proprio dal telegiornale del 1989 che ne annunciò la morte, avvenuta a 67 anni a causa di un male incurabile.
Un viaggio che, tempestato sia d’immancabili filmati di repertorio che d’immagini provenienti dai suoi lungometraggi, da "Il federale" a "Fantozzi", vede protagonisti i racconti di collaboratori quali lo sceneggiatore Roberto Leoni, il direttore della fotografia Enrico Menczer e il montatore Antonio Siciliano, ma anche di colleghi del calibro di Vittorio Sindoni e Gigi Proietti.
Per non parlare del musicista Ennio Morricone, che svela di essere stato lanciato proprio da lui, e della mitica Franca Valeri, la quale individua nel senso della sintesi il segreto della comicità alla base degli sketches affrontati insieme al compianto marito Vittorio Caprioli e all’autore de "L’anatra all’arancia".
Fino a Franco Giacobini, Lina Wertmuller, Orchidea De Santis, Lelio Luttazzi, Pippo Franco e Jaja Fiastri, sceneggiatrice di quel "Basta guardarla" senza cui, secondo il critico cinematografico Alberto Pezzotta, non sarebbero con ogni probabilità esistite le Ragazze Cocodé di Renzo Arbore.
Anche se, tra una lettera di Vittorio Gassman letta dal figlio Alessandro, un intervento di Antonello Falqui e uno di Catherine Spaak, protagonista de "La voglia matta", gli aspetti più interessanti riguardanti colui che Enrico Vaime definisce il meno italiano dei comici sono quelli appartenenti alla vita privata, dalla perdita della madre alla reclusione nei campi di prigionia tedeschi, passando per la crescita sotto nonna Teresina.
Aspetti che, nel corso dei 56 interessanti minuti di visione, emergono soprattutto dalle parole del fratello Guido.

La frase: "In Italia non c’è posto che per i geni, soprattutto per i geni incompresi e gli arrivisti".

Francesco Lomuscio

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