Lucy
Cosa accadrebbe se un essere umano utilizzasse il 100% delle proprie capacità celebrali?
E’ l’interrogativo a cui cerca di trovare risposta in un thriller che fonde insieme fantasia e realtà il cineasta francese Luc Besson. Lo sceneggiatore e regista, che già in passato ha dato vita ad eroine storiche come nel film “Nikita”, qui usa come musa ispiratrice per il suo ritorno alla fantascienza Scarlett Johansson sbancando il botteghino.
Opera che riesce a mixare al meglio il thriller con il fantascientifico, con un inizio mozzafiato e un susseguirsi di eventi che terranno lo spettatore con il fiato sospeso. Forse troppo pochi 90’ per raccontare l’intera scala dell’evoluzione celebrale e il finale ricorda tristemente il flop del 2013 “Transcendence” con Johnny Depp.
Besson parte da Taiwan, ma come in ogni sua opera è sempre l’amata Parigi la meta definitiva e le scene d’inseguimento contro mano lo spettacolare marchio di fabbrica che non delude mai. Il nome della protagonista di questo lungometraggio non poteva non essere Lucy, riferimento al primo primate scoperto, come anche mostrato nel corso dello svolgimento. Interessante come il regista abbia voluto rappresentare il processo evolutivo con alcune scene di vita animale, un intervallo nel corso delle frenetiche 24 ore in cui si svolge l’intera vicenda. L’albergo è il punto di svolta: la ragazza che entra una volta uscita non sarà mai più la stessa. Il controllo della materia e della conoscenza avviene attraverso un'unica unità di misura: il tempo. La bella di Hollywood viene affiancata da un professore che tutti gli studenti vorrebbero avere nella propria aula, niente di meno che il premio Oscar Morgan Freeman.
Gli effetti speciali sono altamente spettacolari, così come le qualità che la protagonista ottiene aumentando le proprie capacità: controllo del corpo, degli altri, volo, telecinesi e composizione e decomposizione della materia. La giovane studentessa riesce a sopravvivere quando la droga che è costretta a trasportare si libera all’interno del suo corpo cambiando la sua vita per sempre. Lucy diviene un Dio in questa esaltazione di Besson, che ancora una volta ci regala una bella pagina che si aggiunge alla sua ricca filmografia. Il lungometraggio ha sicuramente dei riferimenti espliciti a “Limitless” di Neil Burger, con la differenza sostanziale nel genere. Quello del film del 2011 non è minimamente paragonabile alla fantascienza pura di Besson.
La pellicola invita a riflettere sul valore della conoscenza, quasi come in una lezione di metafisica greca, forse con la presunzione di trovare a tutti i costi una risposta scientifica. Non è però questo il messaggio. Il regista vuole semplicemente dare il proprio pensiero di cosa potrebbe accadere se si concentrasse l’intera conoscenza nella mente di un solo uomo: un invito a fare sempre di più o un avvertimento delle devastanti conseguenze di uno sviluppo incontrollato? Cercate la risposta in questo film assolutamente da non perdere in un’attesa che i fan dell’artista transalpino attendevano da 17 anni per replicare gli applausi de “Il quinto elemento”.
La frase:
"L'ignoranza crea il caos, non la conoscenza".
a cura di Thomas Cardinali
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