Luci della notte
Film sceneggiato e diretto da Cédric Kahn nel 2003, in concorso al Festival di Berlino nel 2004, è tratto dal romanzo omonimo di Simenon e racconta la storia di una coppia, Antoine (Jean-Pierre Darroussin) ed Hélène (Carole Bouquet), che una sera d'estate parte in macchina per andare a riprendere i figli in colonia. A causa del rapporto logorato da anni di silenzi, i due litigano ferocemente ed Hèlène decide di continuare il viaggio da sola in treno, intanto la radio annuncia che un pericoloso criminale è evaso di prigione. I protagonisti, separatisi, percorreranno un viaggio, sia fisico che morale, in una nottata di incredibili vicissitudini, conquistando però più consapevolezza di se stessi.
In "Luci nella notte" la macchina scorre sulla strada buia come fosse una pellicola nel proiettore, lenta ma inesorabile fino alla fine del film, o del sorgere del sole se vogliamo…
I personaggi e le vicende sono riprese con un certo distacco, soprattutto durante la notte, che avvolge tutto nell'incertezza e nel dubbio, le inquadrature sono nette, seguono quasi un andamento geometrico, come se la macchina da presa fosse un occhio che scruta e analizza quanto accade.
I due protagonisti sono spesso ripresi di profilo, quasi a voler nascondere una parte di se stessi, o a non volersi mostrare del tutto, come sono abituati a fare l'uno con l'altra da anni.
In effetti questa è la sensazione che si ha guardando "Luci nella notte", qualcosa rimane sempre celato: Hèlène, per esempio, riesce a rimanere una presenza costante anche se per gran parte del film non la vediamo. La suspance, tranne che in qualche scena, non è resa molto bene, probabilmente perché il vero intento del regista è proprio quello di mostrarci come degli avvenimenti traumatici possano cambiare la nostra vita, più che realizzare un vero e proprio thriller. Ed è quello che accade ad Antoine, che si svela durante il dipanarsi degli eventi, con le già citate inquadrature di profilo e dei primi piani frontali davvero eloquenti, grazie all'interpretazione di Daroussin che è ottima e riesce bene a mostrare il travaglio interiore di un uomo che si è perso e non sa se davvero vuole ritrovarsi.

La frase: "Quando siamo felici, non stiamo mai attenti"

Ilaria Ferri

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