L'esorcista: la genesi
Venticinque anni prima che la dolce Regan venga posseduta dal demonio, padre Lankester Merrin (Stellan Skarsgard - King Arthur) sconvolto dalle atrocità cui ha assistito in guerra, si allontana dalla fede. Abbandona tonaca e patria per girare il mondo seguendo la sua antica passione, l'archeologia. Mentre si trova di passaggio al Cairo, viene avvicinato da un collezionista che gli propone di trovare un'antica reliquia nascosta in una chiesa bizantina appena scoperta in uno scavo nella regione dei Turkana, in Kenya. Arrivato sul posto Merrin si imbatte in una chiesa perfettamente conservata, rimasta sepolta dal tempo della sua costruzione e nel giovane ed idealista padre Francis (James D'Arcy - Master and commander), inviato sul luogo dal Vaticano per controllare che durante gli scavi vengano rispettati i precetti religiosi. Nel villaggio c'è anche la bella dottoressa Sarah Novack (Isabella Scorupco - Vertical Limit), arrivata in quella regione per aiutare la popolazione, e il piccolo Joseph, un bambino del posto che diventa subito amico di Merrin. Fin dal suo arrivo, l'ex prete si rende conto che tutto il villaggio dei Turkana è in fermento: da quando sono iniziati gli scavi fatti inspiegabili si succedono senza sosta e una vena di pazzia corre fra la popolazione. Ben presto Merrin si rende conto che la fonte delle atrocità cui assiste non si trova nella chiesa, ma in un luogo più profondo...
Diciamo subito che il film risulta essere abbastanza splatter da risultare gradevole. Non mancano scene ricche di sangue e umori vari né gli animali cari all'iconografia satanica (corvi, pipistrelli, iene, mosche). Sono presenti anche un buon numero di croci capovolte, scritte in aramaico (ovviamente tracciate con il sangue), tombe sospette e malattie inspiegabili. Quello che manca è ovviamente il "clima" che si respirava nel primo episodio. Lì tutto era giocato sul vedo/non vedo, sulla malvagità che si annida in ogni uomo e che può venire fuori in maniera devastante. Nel film del 1973 il male era quasi un mezzo attraverso cui sfogare le paure e le repressioni della vita moderna. Il demonio era inquietante perché era impalpabile, e la paura e l'ansia nascevano dall'intuizione più che dalla visione del male. In questo prequel (che ha indubbiamente il merito di essere migliore dei due sequel che si sono avuti negli anni passati) invece, tutto è così esplicito da creare meno tensione. Il male è tangibile, e a spaventare lo spettatore non è tanto la figura di satana quanto quella del gerarca nazista che non si impietosisce neppure davanti a una bambina indifesa. Mentre nella prima pellicola il vomito verde (tanto caro agli amanti del genere), il letto che si muoveva, e il famoso giro della testa a 360° servivano quasi da contorno alla storia, qui tutti questi elementi diventano essenziali, imprescindibili, inevitabili. Sicuramente più banale, e più ricco di effetti speciali (anche se non tanti a dir la verità), ma meno coinvolgente. Potremmo in definitiva catalogarlo come "più commerciale" rispetto a quella che, anche se non può essere considerata un capolavoro, resta pur sempre una delle pellicole più cult del genere.

Teresa Lavanga

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