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Le nostre vite felici
Ambientato in Francia e diretto da Jacques Maillot, "Le nostre vite felici" cerca di raccontare l'influenza della solitudine sulla vita.
Sei personaggi che vedono intrecciare le loro storie, ognuna delle quali è caratterizzata da un percorso, da una strada che i personaggi percorrono per sfuggire alla noia e alla sofferenza che la vita propone loro.
Dopo il tentato suicidio, Julie (Marie Payen) spera di ritrovare l'amore in Ali (Sami Bouajila), un ragazzo marocchino trovatosi in Francia per motivi di studio. Emilie (Camille Japy) sta per separarsi ufficialmente da suo marito, ma troppi dubbi si intersecano nella sua testa per poter prendere una decisione definitiva; la sua convivente, Cecilie (Cecile Richard), conduce una vita al quanto priva di significato, abbandonata al fumo, all'alcool e al suo hobby, la fotografia, che spesso la fa incorrere in strane situazioni...
Poi c'è Jean-Paul (Eric Bonicatto), un religioso che crede di poter vivere senza l'amore di una donna colmando quel vuoto con la teologia e con la fede, e infine c'è Lucas (Jean-Michel Portal), un giovane che, dopo il divorzio, scopre piaceri sessuali nascosti e decide di dare ascolto a questi impulsi.
Un denominatore comune fra i personaggi è rappresentato dal crollo, pressoché totale, delle certezze su cui facevano affidamento: ideali, presunti amori, morale e quant'altro si costruisca nell'animo umano nel corso della nostra esistenza, vengono improvvisamente rivoluzionati insinuando il dubbio e la consapevolezza che la felicità non può convivere con la solitudine.
Il regista Jacques Maillot non evade dagli standard del cinema definitio "alla francese", un cinema fatto di profondità, contenuti elevati ma troppo spesso lunghi e indubbiamente noiosi.
Da lodare il messaggio che lo stesso Maillot vuole lanciare al pubblico, ossia quello di cercare la nostra identità in uno di questi personaggi perché ben rappresentano la realtà della vita, ma per il resto, la trama stenta a decollare, manca il ritmo ed inoltre vengono proposte scene di sesso in maniera grossolana e forzata.
C'è inoltre da dire che, si sono d'accordo sul peso della solitudine, ma siamo sicuri che la gente voglia sentirsi dire ancora una volta quanto può essere brutta la vita?
C'era proprio bisogno di un'altra pellicola retorica che non fa altro che abbattere chi afflitto da problemi e scoraggiare chi invece, fortunatamente, non ne ha?
Alessandro Mammoli
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