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Le lacrime della Tigre Nera
Ritorno al passato per il thailandese Wisit Sasanatieng, che rispolvera la storia del cinema della sua patria degli anni '50 e '60 per il debutto alla regia. Una memoria cinematografica poco stimata e molto disprezzata dagli stessi thailandesi, oggi considerata persino imbarazzante per la sua bassa qualità. Attraverso uno studio attento ed accurato dello stile e del carattere personalissimo di quella tradizione, Sasanatieng rispolvera tutti gli stereotipi dei film d'amore e d'azione, anche quelli che negli anni '60 erano noti, e altrettanto denigrati, come "Bombarda la montagna, brucia le baracche". Mescola tutto per ricreare un western pulp coloratissimo e melodrammatico.
Rivelazione al Festival di Cannes dello scorso anno "Le lacrime della Tigre Nera" è uno sgargiante omaggio al cinema, costruito sulla storia filmica thailandese che non trascura le influenze del cinema straniero, ricordando così Sergio Leone e Quentin Tarantino e passando naturalmente per il musical hollywoodiano anni '50. Mai parodistica, la rivisitazione seppure a volte poco fedele di Sasanatieng racconta le avventure della giovane ragazza bene Rampoey e del povero figlio di contadini Dum, che da studente modello si trasforma in pistolero vendicatore della famiglia, trucidata da una banda di briganti. Un amore contrastato il loro che si svolge in tutta la sua drammaticità a tratti esilarante, nelle atmosfere anni '60 perfettamente ricostruite, altrettanto fiorate e colorate. L'estenuante ricerca della donna amata da parte dell'eroe si muove tra poesie e massime: ricalca il linguaggio prolisso del racconto popolare e quello sintetico del fumetto, a volte combinandoli in un mélange originale e di impatto.
Tra lacrime e proiettili il giovane Sasanatieng, formatosi nell'industria pubblicitaria dell'agenzia The Film Factory, segue tutte le regole, persino quelle della drammatizzazione e del radiodramma che usa nella promozione del film. E così a seguito della distribuzione del film in Thailandia, oltre a pubblicare un romanzo d'appendice con la storia di Rumpoey e Dum, il regista realizza con la collaborazione della moglie, anche una versione radiofonica, raccogliendo ancor più successo e consensi dal pubblico, entusiasti di quegli eroi d'altri tempi, prigionieri dell'illusione d'amore e della propria solitudine esistenziale.
Valeria Chiari
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