Le biciclette di Pechino

Vincitore del Premio della Giuria alla Berlinale di quest'anno, l'ultimo film di Wang Xiaoshuai non ha ancora ricevuto l'autorizzazione dal Comitato di Censura di Pechino. Ma questo non è nuovo al regista di Shanghai che vive da tempo a Pechino, dove ha seguito gli studi di regia alla Accademia di Cinema. A 35 anni ha già alle spalle cinque lungometraggi realizzati con l'aiuto di produzioni straniere o in alcuni casi auto-finanziandosi: ma seppur all'estero sia considerato un artista interessante e da tenere d'occhio in patria quasi tutti i suoi film sono vietati, e in alcuni casi come "The days" la sua opera prima, addirittura nella lista nera dell'Ufficio del Cinema.
Xiaoshuai prosegue imperterrito e racconta le storie di vita del suo paese e le contraddizioni delle grandi città, divise ancora tra la nuova ricchezza e la tradizione.

I due protagonisti sono questa volta due sedicenni: Guei, un adolescente che dalla campagna raggiunge il fratello in città è trova lavoro come fattorino per una agenzia di recapiti, e Jian, uno studente alle prese con i desideri e le aspirazioni, tutte materiali, tipiche della sua età.
Mentre Guei fatica duramente per riscattare la bicicletta affidatagli in prestito dall'agenzia, Jian aspetta da mesi che suo padre gliene compri una, accettando con sempre maggiore difficoltà le scuse e le giustificazioni della famiglia. Arrivato il giorno in cui finalmente la bicicletta diventa legittima proprietà di Guei, gli viene rubata ed è proprio Jian a comprarla dal ladro. Guei parte alla testarda ricerca del suo bene scatenando contro Jian una strenua e drammatica lotta per il possesso.

La bicicletta è ancora un simbolo molto importante in Cina. Nonostante l'arrivo di computer e automobili e di una ricchezza che si rivela essere di pochi, quel semplice mezzo di trasporto è invece per molti l'unico accessibile. Un tempo simbolo di ricchezza e abilità nel cavarsela, oggi l'apertura all'industrializzazione e al consumismo occidentale hanno trasformato la bicicletta in un simbolo di mancanza di mezzi. Con la stessa attenzione silenziosa nel delineare i caratteri dei due ragazzi, il regista racconta una città contraddittoria fatta di corti e stradine poco frequentate, in cui i vecchi prendono il sole e le donne stendono i loro panni, e di quartieri modernissimi e impersonali, frenetici come quelli di una qualsiasi altra metropoli mondiale. Ritratto della moderna gioventù cinese, cresciuta davanti alla televisione, emula dell'esempio consumistico dell'occidente. Concentrati sul denaro e sui beni materiali quegli adolescenti non nascondono la lotta contro se stessi e gli altri per il solo gusto di possedere.

Valeria Chiari

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