La vita segreta delle parole
Non bastano l'intensa recitazione di Tim Robbins e Sarah Polley a chiarire il film di Isabel Coixet presentato nella Sezione Orizzonti , della 62ª Mostra Internazionale del Cinema di Venezia. Buono l'inizio che, anche se un po' lento, aiuta a conoscere il personaggio di Hanna: chiusa, solitaria decisamente poco normale. Non si capisce molto di lei, solo che porta un estremo dolore dentro, una sofferenza inconfessabile. La sua solitudine è l'unico modo per tenere lontano qualcosa di terribile, e la sordità è la salvezza contro il mondo esterno. Il film prende ritmo a partire dall'incontro di Hanna con Tim Robbins. Altro dolore, altre verità nascoste.
L'incontro tra due anime perse, in un posto dimenticato dal mondo, dove i pochi abitanti scappano dalle chiacchiere della gente e forse dalle proprie vite, è però troppo veloce, troppo facile. Anche la confessione di un passato troppo doloroso perché una persona possa portarne il peso da sola, è troppo rapido…troppo in fretta si acquisisce la fiducia necessaria per scaricare il proprio fardello. E gli orrori che svelano il mistero sembrano una soluzione troppo semplice per un disagio tanto grande…ma non possono non commuovere. Nel complesso l'effetto finale, voluto o casuale, confonde lo spettatore, che rimane affascinato dai personaggi, dalle storie che man mano scopre, ma poi percepisce tutte le "troppe" forzature imposte dalla sceneggiatura e rimane sconcertato.
Non si può però non essere conquistati dalla voce fuori campo: l'immagine dell'innocenza perduta, che come l'amica più cara ci tiene in contatto con il mondo, quello esterno, certo, ma soprattutto quello che sta dentro di noi.

La frase: "Bisogna ammazzare il tempo prima che sia il tempo ad ammazzarti."

Monica Cabras

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