La terza stella
"Teorema di molti film pseudo-comici italiani".
Prima legge: se hai fatto ridere in televisione ti meriti un bel film da protagonista.
Seconda legge: scrivere una sceneggiatura originale e articolata non è necessario per aver successo al botteghino. Basta che si piazzino belle foto sorridenti del (duo) comico qua e là e si ricicli qualche vecchia battuta nel trailer e la gente accorrerà.
Corollario delle prime due leggi: appena non si avrà più successo in televisione non ci sarà nessun film da girare.
Se poi teniamo bene a mente il postulato secondo cui quando vai al cinema ti aspetti sempre di più di quando accendi la televisione, ecco che il "teorema di molti film pseudo-comici italiani" afferma che la risata non è mai dove pensi di trovarla.

In un paesino della provincia Ale gestisce l'albergo Belvedere assieme alla moglie Linda. Suo cognato è Franz che, causa allagamento del proprio appartamento, chiede loro ospitalità per qualche giorno. Mentre nel piccolo centro fervono i preparativi per la tradizionale partita a scacchi vivente, i due si troveranno a dover collaborare ad un tentativo di evasione dopo aver scoperto casualmente i piani di una losca banda di delinquenti.

Chi scrive ha sempre apprezzato la comicità di Ale e Franz fin dai tempi del Pippo Chennedy Show. Una comicità basata sull'esasperazione di un dialogo i cui fraintendimenti diventano la molla per reazioni prevedibilmente e spassosamente nervose. Comicità fatta con poco tipica del cabaret, dove le scenografie sono dettate dalle parole e le persone non presenti in scena raccontate con aneddoti. In "la terza stella" l'esordio da protagonisti di Ale e Franz sul grande schermo, le loro battute vengono purtroppo diluite in un'ora e mezza che sembra tendere all'infinito. I personaggi di contorno (tra cui riconosciamo altre figure famose passate da Zelig come Piero il panettiere qui nelle vesti di macellaio) vengono creati "ad hoc" perché diano spunto ad un paio di sketch, e poi abbandonati chissà dove. Forse la prossima volta che accenderemo la tv li ritroveremo tutti lì, dal vecchio vendicativo alle gemelle "scicchettose", dalla fidanzata provocante all'amante geloso, lì nel piccolo schermo a scoprire che proprio quello è il posto che fa per loro. Inutile girovagare.

La frase: - E cosa facevi in Ucraina? - Insegnavo ucraino. - Perché là non lo conoscono già?

Andrea D'Addio

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